Questa storia la sto inventando sul momento.
2032, Milano.
L'aria era fitta e densa. Il sole penetrava nello strato di foschia che ricopriva la città. Non era smog, era quella che tutti chiamavano aria.
Da quando il "buco nell'ozono" era finalmente stato tappato, i raggi del sole avevano smesso di essere nocivi, il riscaldamento terrestre era controllato, e le previsioni del tempo erano precise al centimetro: difatti poteva anche capitare che piovesse nel tuo cortile, ma non in quello del tuo vicino.
Le giornate scorrevano serene, gli uomini vivevano in armonia; quasi mai litigi, quasi mai incidenti, quasi mai sconforti.
Al quinto piano di un palazzo di cemento, sito in via Gheddafi, abitava un certo Gustavo La gnocca. L'appartamento era decisamente chic, le vetrate erano colorate di un rosso-Vodafone™ e un giallo limone che assieme disegnavano spirali regolari. Del resto, tutto il quartiere aveva simili vetrate, quella era stata un'idea di un team di ricercatori della facoltà di scienza della sottomissione, fiore all'occhiello del mondo accademico dell'Europa Sud assieme alla facoltà di economia della decrescita.
Gustavo si era svenato per comprarlo, aveva dovuto vendere i suoi liquidi alla banca del seme per quattordici anni, e nel frattempo lavorare come pulitore di scale mobili. Adesso che finalmente si era comprato l'appartamento, gli sembrava di sentirsi pieno, in pace con il mondo. Ogni tanto gli sembrava che gli mancasse qualcosa, ma era solo un ricordo passeggero, del resto, che importava.
Ogni giorno Gustavo si svegliava, dimenticando regolarmente il sogno che aveva fatto, si guardava allo specchio, una doccia al vapore di eucalipto, e poi infilata la tuta stile Super Mario Bros in plastica anallergica biodegradabile, aspettava che nel suo cercapersone comparisse la commissione da sbrigare. Per la verità non era molto difficile indovinare:
Codice 00123124105463278465334534534549784350334536038450 - Scala mobile
oppure
Codice 43278468934654354325690'43567435'690743650'9789769 - Tappeto mobile
Una volta si era domandato perchè non potevano chiamarli codice 1 e 2, ma poi gli era stato detto che cercare sempre una scorciatoia al proprio lavoro non era giusto e di impararseli a memoria.
Bip bip.
Codice 432784....
Capito, è il tappeto mobile.
32 anni sulle spalle, dopo anni che faceva lo stesso mestiere, Gustavo aveva capito che non era necessario leggere tutte le cifre perchè già leggendo le prime cinque o sei si capiva se l'intervanto era sulla scala mobile o sul tappeto mobile.
Arrivato sul posto doveva identificarsi tramite chip e controllare che gli aspira-sotto non si fossero inceppati, ogni tanto qualche piccola tempesta elettro-magnetica mandava in corto-circuito la centralina, e lui doveva semplicemente spingere un tasto, solo che per farlo il più delle volte doveva scendere in una botola piena di Cack-a.
La cack-a oramai non aveva più segreti per lui, conosceva perfettamente le diverse densità e avrebbe potuto anche immergervisi fino al collo e muoversi con disinvoltura.
Quando era ancora vivo suo cugino, gli disse che una volta la cack-a non era rosa, era marrone e non profumava, difatti non si poteva farla liberamente per la città.
Che brutto mondo era quello di un tempo, per fortuna gli restavano solo alcuni ricordi d'infanzia e niente più.
L'Angolo del Rockpoeta®: "Puzzle"
2 giorni fa