Un paio di giorni fa ho assistito ad un servizio, mi pare fosse sul TG5, riguardante la memoria, il ritorno all'educazione scolastica basata sull'apprendimento mnemonico, e le capacità di persone che ricordano perfettamente interi libri a memoria, veniva poi citato Pico della Mirandola.
Mi risulta curioso il fatto che avessi fatto un ragionamento analogo alcune settimane fa con altre persone.
Questo secondo punto, non credo risulti dal fatto che il mio ragionamento sia stato preso in esame da altri, è assai più probabile a mio avviso che la mia mente abbia pensato ad un argomento che diverse altre menti hanno pensato, questo effettivamente avviene perché credo che la mente umana sia oramai abituata a ragionare in una certa misura in modo analogo a quella di altri, e percepisca concetti anche se non le sono esposti direttamente, arrivando poi a comprenderne il significato in autonomia.
Un individuo la cui mente tenda con particolare determinazione ad un pensiero, riuscirà a comunicarlo ad un altro individuo, soprattutto se questo è disposto alla comprensione, anche senza bisogno di parole, particolari gesti o mimiche, poichè le menti umane sono abituate a percepire idee sottoforma di onde a diversa frequenza (magari qualcuno lo riesce anche a fare come i super uomini del film Beneath the Planet of the apes [1970]).
Tutto ciò può in parte spiegare fenomeni di sincronicità, avvalorare la teoria che ripone importanza al cosiddetto spirito del tempo "zeitgeist", confermare l'ipotesi che quando due scoperte sono raggiunte da due studiosi in maniera autonoma, non è sempre perché uno dei due ha copiato dall'altro, e dare una spiegazione ulteriore a quella che viene definita coscienza collettiva. Coscienza che, come spesso mi preme ricordare, non per forza è da considerarsi positiva solo perché condivisa con altri.
Detto questo,
La memoria come funzione cerebrale la studiai all'Università, dove la prassi fisiologica era di arrivare a capire la funzione delle diversi parti dell'encefalo, partendo da casi di pazienti malati. Così se un paziente con una particolare amnesia aveva subito un danno ad una particolare parte del cervello, si pensava che quella parte del cervello fosse collegata a quel danno. Risulta però che il cervello sia uno degli organi più complessi, plastici, ed elaborati del corpo, così i meccanismi di memorizzazione non sono mai stati descritti con precisione assoluta, mi limiterò a ricordare come paresse che diversi organi che stanno al centro della testa come l'ippocampo venivano attivati e che di solito i ricordi a seconda del tipo (emozionali, visivi...) vanno ad essere proiettati in altre parti un po' più esterne come la corteccia
Tutto questo per dire che fisiologicamente una descrizione precisa di come funzioni la memoria non l'ho mai letta.
Ora, per quanto sta a quanto credo probabile, penso che il cervello funzioni un pò come tante altre parti dell'essere umano, più le usi, più si specializzano nella misura in cui i tuoi organi, geni, nervi e l'ambiente te lo consentono.
Così se uno fa palestra per tre anni si specializzano i muscoli, se uno corre per tre anni, aumenta il fiato, se uno va ad abitare in Alaska per tre anni si abitua di più al freddo, se uno passa tre anni a giocare a ping pong, gli aumentano i riflessi, se uno si allena tre anni al circo gli aumenta l'equilibrio, se uno si allena nel canto tre anni si allungano le corde vocali e può cambiare la voce, se uno si abitua ad ascoltare, percepisce meglio i suoni, e in modo simile per i sapori, gli odori, i dettagli visivi eccetera.
Immagino che vi siano fisiologicamente strutture fisiche e geni che esprimono queste capacità.
Allo stesso modo la memoria è una funzione allenabile, ed espressione di geni probabilmente perfezionatisi in una direzione nelle diverse generazioni, che predilige l'immagazzinare i ricordi nel tempo.
Imparare a memoria, è a mio avviso utile, solo nel momento in cui si tratti di apprendere concetti fondamentali. Riempire il cervello di nozioni si traduce in quel detto "una brocca piena non può contenere dell'altro" Poichè credo si, che la memoria aumenti con il suo utilizzo, ma credo anche che vada spesso a discapito di altre funzioni.
Magari chi impara tanti concetti a memoria, riesce a ricordarsi sempre meno le persone nuove che conosce, o a percepire meno alcuni dettagli del mondo.
Così se imparare a memoria è per me sbagliato, non è sbagliato esercitare la memoria, per esempio ripetendo di tanto in tanto alcuni concetti, quale una fiaba sensata ed interessante, che andrà così a depositarsi nella memoria ed a diventare un punto di riferimento, che potrà essere riconsiderato o messo in discussione in un secondo momento, oppure tramandato. Certo, nella specializzazione del sapere si suppone che dopo aver studiato anni una stessa materia, i concetti fondamentali si conoscano a memoria.
Per quanto riguarda le tecniche mnemoniche credo che l'associazione ad oggetti sia contraria alla mia forma mentale, perchè si prende in causa un oggetto che può aiutarci si nella nostra operazione di memoria, ma che non ha una associazione logica; è una mera associazione di assonanza, e non conseguenza logica o associazone empatica.
Chiudo col dire che la memoria di Pico della Mirandola, non credo fosse il frutto di associazioni mentali.
Vissuto poco più di trent'anni, oltre alla memoria prodigiosa, scrisse innumerevoli testi ed imparò a leggere Ebraico, Aramaico, e Arabo.
In particolare la Treccani riporta che dopo aver conosciuto l'averroista Ebreo Elia del Medigo, compose 900 tesi con le quali voleva recarsi a Roma per tenere una disputa sui principali quesiti filosofici e teologici, tesi poi censurate dalla commisione Papale.
Elia del Medigo pare non fosse grande sostenitore della Cabala, studio che invece intraprese Pico, difatti in testi in Inglese estratti dalla enciclopedia Giudaica, ho ritrovato altri suoi insegnati Ebrei: Leo Abarbanel di facoltosa famiglia e Jochanan Alemansee (italianizzato Alemanno) grande Cabalista.
Ora, io non so quanto la Cabala effettivamente conti negli esercizi di memoria, posso solo immaginare che se il livello di astrazione di una persona e di relativa concentrazione su lettere e numeri raggiunge un determinato livello, in quanto si pensa che mediante le pratiche associative di numeri e lettere si possa raggiungere Dio, allora è facile pensare che l'essere umano concentri tutte le sue funzioni sulle sopracitate arti, ottenendo di arrivare a trent'anni come Pico, ed assomigliare a Maurizio Costanzo a settant'anni, ed ancor peggio, non vorrei a distaccarsi tanto dall'uomo alla ricerca di Dio, dal non vedere più Dio nella materia anche più grezza.
Del resto credo non sia così difficile diventare ricchi se cominci a considerare le persone soltanto come numeri, il problema diviene dopo, la soddisfazione conseguente che puoi trarre dal mondo.
L'Angolo del Rockpoeta®: "Puzzle"
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