Ci sono diversi modi per vedere il mondo.
Purtroppo ognuno si può esprimere con i mezzi che ha, ed attraverso quelle che sono state le sue esperienze personali.
Così io, che sono solo un piccolo frammento di Universo, posso esprimermi per quello con il quale sono venuto a contatto, se non voglio parlare di cose che non so.
Ecco, io a nove anni, passavo buona parte del mio tempo seduto sul pavimento di casa, fermo con una scatoletta di plastica nera e grigia in mano, con sopra dei bottoni rossi, (leggasi joystick) costruito in Giappone.
Quella scatoletta era collegata mediante ad un filo che canalizzava degli impulsi elettrici, ad una scatola più grande con al suo interno un tubo catodico che proiettava dei fasci luminosi su di uno schermo (leggasi televisione), che a sua volta la mia retina riceveva per, essere poi trasportati ed elaborati dal mio cervello.
Risparmio il lettore i possibili approfondimenti su teorici passaggi di sistema nervoso, motoneuroni, nervi ottici per il chiasma ottico, la corteccia visiva ed il lobo occipitale.
Già, un bambino di nove anni come ero io è stato bombardato da una serie tale di informazioni più o meno cruente che pensandoci, non hanno grandi differenze con quelli che sono stati descritti come riti satanici.
La finzione porta con sè un concetto, si è sempre detto che l'intelligenza è propria di chi sa immedesimarsi nelle situazioni altrui, e queste cose non erano proprio moralmente edificanti, laddove per morale si intende un comportamento rispettoso per l'altrui dignità.
Cioè, io a nove anni dovevo lottare con un lottatore di Wrestling (TECMO world Wrestling) che doveva spaccare la schiena a quell'altro, o magari con la presa del cobra, soffocarlo stringendolo al collo e portarlo alla tomba.
Ma in fondo nel wrestling c'è pur sempre un etica anche se debole, e questo non è molto se penso che a dodici anni, anche peggio, andavo in sala giochi per usare un ninja che poteva staccare la testa compresa di spina dorsale degli altri lottatori, (anzi prendeva più punti se lo faceva) tra i quali vi era anche chi poteva strappare il cuore ancora pulsante dei personaggi e mangiarselo, oppure dargli fuoco, il tutto ad una risoluzione grafica vicina a quella di un film (Mortal kombat).
Più avanti uscirono vidogiochi anche peggio, ed io mi sono fermato, quando ero ancora minorenne, all'epoca di Duke Nukem 3D, dove l'eroe/giocatore, faceva esplodere degli alieni con un RPG con tanto di cervella in evidenza, pagava le ballerine dei night, uccideva a calci le umane/ingravidate dagli alieni e quindi semi-mutate, e per diventare un pò più forte prendeva degli steroidi. Più o meno lo stesso periodo di Carmaggedon, dove il protagonista guidava macchine di ogni tipo e doveva investire il maggior numero di pedoni, staccandogli gli arti o facendo anche di peggio, come schiacciarli contro al muro trascinandoseli dietro e lasciando così una scia di sangue spalmata sul cemento.
Ma se questo è un periodo della vita che ho già passato, non posso negare che la realtà stia continuando ad implementare queste scelte orientate verso al mondo del virtuale : sempre più la realtà assomiglia ad un videogioco.
Nella mia auto il cruise control (molto simile ad un joystick) ti può portare ad andare ai 240 km/h, cos' come un vero e proprio joystick è il comando del navigatore.
Molti simulatori di guerra sono prodotti dal dipartimento della difesa, dove con un joystick devi sparare ai nemici.
Si è arrivati a vendere simulatori per diventare report di guerra in palestina, simulatori di Gesù che deve redimere l'umanità in dieci secondi, ed a videogiochi prodotti in Giappone dove il solo obbiettivo è stuprare una ragazza.
Cioè, se a dodici anni, mi avessero dato un joystick in mano che comandava un bombardiere militare e detto di uccidere tutti gli zingari perchè sono cattivi, io probabilmente l'avrei fatto, e magari sulle prime mi sarei anche divertito.
Questo si ricollega al discorso del vedere la differenza tra bene e male ed alla inconsapevolezza di compierlo.
Erano male questi giochi?
Ecco questo è un punto da considerare con attenzione.
Mostrare violenza inaudita, scene di mercificazione del corpo, non è qualcosa di innocuo, anzi si è ben visto da esperimenti ormai entrati nella storia della psicologia e della scienza in generale da decenni (ad esempio il prof.Bandura) come l'esposizione a minori di filmati violenti, generino di conseguenza per apprendimento ed imitazione, comportamenti più violenti di coloro che non sono stati esposti.
Una cosa che poi mi sembra logico sottolineare è l'incongruenza nel comportamento di genitori che magari vogliono per i loro figli un certo tipo di educazione e poi non considerano il fattore videogioco.
Cioè magari l'educazione di un genitore al bambino è "non parlare mai con uno sconosciuto" poi però, se si rintana davanti ad un monitor a vedere il suo eroe che regala dollari alle troie, prende degli steroidi per diventare più forte, od investe i pedoni sgommandogli sopra alla testa e facendo spruzzare via il sangue, allora va bene.
In un ottica generale, c'è da dire che lo stesso discorso potrebbe essere fatto anche con ogni altro tipo di produzione artistica, quindi fumetti, romanzi, film, canzoni, o spettacoli teatrali.
Molti sociologi hanno il concetto geniale che più uno assiste a forme di sesso e di violenza, meno poi rompe i coglioni alla società, questo concetto che a me appare alquanto disgustoso, è in realtà stato ripreso da un concetto Aristotelico, per il quale, assistere alla rappresentazione degli implusi più nascosti della natura umana, come durante una tragedia greca, era un modo per catarsi, purificarsi, per fare in modo che ciò poi non accadesse dal vero.
Quindi, non credo che i videogiochi citati sopra fossero qualcosa di intenzionalmente malvagio, così come i film porno, non sono intrinsecamente malvagi.
Arrivati a questo punto, è meglio però che io riassuma e tragga delle conclusioni, altrimenti più che un post dovrei scrivere un libro.
- Quando ero piccolo ho giocato molto coi videogiochi, la cosa debbo dire non mi ha lasciato indifferente, se ricordo ancora tanti dettagli.
- Nel mondo attuale sempre più macchinari sono controllati, ed elaborati in modo simile a videogiochi.
- I videogiochi, come tanti altri artefatti culturali, sono finzioni, come tali vanno considerati, e possono avere un ruolo catartico, non sono quindi necessariamente prodotti con lo scopo di rendere aggressive le persone.
- Viviamo in un mondo dove la realtà e ciò che è virtuale sono stati quasi sovrapposti, oltre agli innumerevoli simulatori, basti pensare a facebook od ai miliardari di Second Life. Questa sovrapposizione attenua le coscienze che sempre più a fatica distinguono il mondo creato da byte informatici dal mondo reale.
- Non ha senso parlare di educazione dei figli, se si tralascia l'aspetto videogiochi, alcune immagini sono troppo aggressive, anche in termini di luci e non di contenuti.
- Più una produzione è fatta con onestà, più si può trarre insegnamento da essa, anche se contiene violenza o scene di erotismo. (Duken nukem 3d ad esempio, conteneva sì gli steroidi, ma all'interno del gioco risultavano quasi inutili, soprattuto avendo a disposizione un fucile da 400 colpi al minuto od un lancia razzi ;) ).
L'Angolo del Rockpoeta®: "Puzzle"
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