L'aria che attraversava le strade di quella picola città del nord...
Si incanalava per le strade del centro, accarezzava le facciate delle case e si scontrava con le carrozzerie delle auto parcheggiate ai lati della strada.
Era un aria quasi indefinibile, aveva in sè qualcosa di vecchio e di nuovo allo stesso tempo.
Rievocava immagini di un passato conosciuto solo attraverso i racconti od i film, un passato lontano che le persone adesso anziane avevano vissuto solo nell'ultima parte.
Trasportava molecole di cemento impastato da almeno ottant'anni, il profumo di un legno servito da travi tanto tempo prima, ed un debole odore di humus, quello delle foglie di platano marce, che divengono tutt'uno con la terra.
Mischiato a tutto ciò si era legato quell'odore inconfondibile di qualcosa che è bruciato, qualcosa di diverso dal legno, perchè il fumo del legno sale dritto fino al cielo, mentre quel fumo si dissolveva prima di salire, oppure tornava proprio giù.
Non era così facile capire cos'era qull'odore, ma ci si era abituati ormai, e ci si limitava a chiamarlo "smog".
Dalle mie riflessioni di studente
L'Angolo del Rockpoeta®: "Puzzle"
7 ore fa
3 commenti:
Ora quell'odore è solo un lontano ricordo.
Altri più nauseabondi, forti e nocivi si sono aggiunti e mischiati tra loro. Oggi quell'aria di una volta da piccola città del Nord non esiste più.
E' un "dolce" ricordo del proprio passato.... (lol amarognolo)...
L'ho scritta qualche hanno fa dopo essere stato in balcone, in una giornata di fine inverno.
Mi piace... chi apprezza l'aria cittadina è molto più sensibile di chi coglie l'immancabile (e un po' troppo usurata..)purezza dell'aria bucolica... anche lo smog può essere poesia.
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