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martedì 21 dicembre 2010

L'io ed il tutto. Percezione di sè e degli altri

Un paio di riflessioni sul tema INDIVIDUO E COLLETTIVITA', Da Daniel de Foe a Marx, a seguito di un articolo che ho letto su comedonchisciotte.org,

Il rapporto che si crea tra individuo e collettività, è forse uno degli argomenti più discussi di sempre.
Qualsiasi variabile esaminata può essere individuo od indivisibile ma anche parte del tutto o dell'esterno.
Così la mela è un oggetto a se, fino a quando non consideriamo che essa, è comunque soggetta alle stesse forze elettromagnetiche (come la gravità) del suo intorno, cosiccome alla temperatura esterna, e che essa stessa produce cambiamenti nell'ambiente, assorbendo ad esempio raggi luminosi (come quelli solari) e emettendo odori e fragranze che si disperdono nell'aria modificandola. Se la mela marcisce, questa modificazione dell'ambiente è ancor più visibile.

Per ragioni inerenti alla materia però, pur essendo che sembra che tutto scorra, ci troviamo ad avere una somigilanza costante tra le mele, e una interrelazione costante tra le variabili che possono influenzare la mela, quali la luce solare che colpisce la stessa mela. Questo ci permette in definitiva di poter individuare l'oggetto mela, di stabilirne una categoria, e di trarne delle leggi approssimativamente esatte.

In altre parole la mela può esistere come oggetto a sè, ma sappiamo che quell'oggetto non sarebbe divenuto così se non fosse stato a contatto, e parte del tutto (Albero, sole[fuoco], acqua, terra, aria).

Cosi', allo stesso modo, l'essere umano, può essere considerato un soggetto a sè, ma sappiamo che non sarebbe esistito se non fosse stato a sua volta generato e che l'espressione del suo patrimonio genetico ed epi-genetico, così come della sua persona, vengono direttamente influenzati dall'ambiente materiale e culturale circostante. La proporzione nella quale l'ambiente possa contare rispetto al patrimonio genetico ereditario, non è mai stata definita (sempre che sia definibile)con certezza, ma di certo l'ambiente è fondamentale a dispetto di teorie eu-genetiche assurde, basti pensare che nel momento in cui un bambino nasce, interventi da parte dell'ambiente esterno potrebbero già compromettere la sua vita permanentemente (forcipe, batteri, freddo eccessivo..)

Ora, secondo l'articolo che ho citato all'inizio

"L’individuo che lotta solo per se stesso esiste esclusivamente nell’immaginario di economisti o registi di film, nel “soffio ispiratore” di filosofi borghesi o nelle vittime innocenti delle loro pazzie"
Che poi cita Marx "la produzione realizzata fuori della società da un individuo isolato è qualcosa di tanto assurdo come lo sarebbe lo sviluppo del linguaggio senza la presenza di individui vivi che parlino assieme".


Ma tutto ciò è a mio parere fuorviante

Inanzitutto Robinson Crusoe SCRIVE e per scrivere non è necessario essere in due, così come per assurdo io potrei sviluppare un codice alfabetico personale senza il bisogno di confrontarmi con nessun altro, scrivervi un libro, e magari tra un milione di anni qualche Venusiano potrebbe decifrarlo e leggerlo: il verbo che viaggia nel tempo.
Così come un individuo solo può produrre artefatti incredibili. Un esempio potrebbe essere il Coral Castel Americano costruito da uno quasi nano in autonomia.

"La struttura, nota originariamente come Rock Gate Park e del peso totale di 1.100 tonnellate, fu realizzata nell'arco di 28 anni - dal 1923 fino alla morte dell'artista nel 1951 per tubercolosi - dal solo Leedskalnin che mantenne uno stretto riserbo sul suo lavoro e sulle tecniche utilizzate per la messa in posa dei blocchi, il più grande dei quali arriva a pesare 30 tonnellate.[2]"

Ma anche senza citare queste stranezze, basti pensare a quanti scienziati abbiano voluto lavorare in autonomia, o a quanti pittori desiderassero lavorare in autonomia, o a come scoperte geniali siano maturate a seguito della contemplazione personale, e non per forza in conseguenza del confronto tra due uomini, ma magari in conseguenza di un uomo e dell'ambiente naturale, senza la necessità di altri uomini.

La vita da eremita poi, è vista da questi studiosi illuministi come parasittaria, così come anche la vita da contadino era vista da Marx come qualcosa di estremamente negativo, perchè i contadini erano per lui contro la civiltà, contro il progresso.
Se personalmente posso comprendere ma non certo condividere questo giudizio,ancora meno condivido le teorie che dipingono l'uomo come essere per natura definibile solo all'interno di una società.

L'articolo spiega:
"È attraverso l’altro che si percepisce la propria corporeità, la forma che riveste il genere umano. Da lì ne consegue che la personalità è materia impossibile nell’uomo isolato."

Questa affermazione è amio avviso mendace e molto pericolosa, perchè annulla completamente l'IO in virtù NON di un principio creatore o comunque un tutto, ma annulla l'IO in virtù di un generico "genere umano", che in primo luogo non è ben definibile (un down ha un cromosoma in più, e quindi non dovrebbe esserlo?) in secondo luogo non è necessario.
Non è attraverso l'altro che si percepisce la propria corporeità, in Africa vennero davvero trovati bambini cresciuti a contatto della natura selvaggia, e non per questo sono morti, o non per questo non potevano avere consapevolezza della propria corporeità, consapevolezza, che per altro, hanno anche gli animali.
Gli eremiti, almeno per il periodo di tempo nel quale si comportano da eremiti, non necessitano di altri, e non per questo diventano pazzi, tanto basta per capire che queste teorie sono le solite teorie omologanti che io detesto.
L'uomo è in effetti un essere sociale, ma dire che senza società l'uomo non può esistere significa ingannare. Sarebbe come dire che una mela staccatasi dall'albero non può esistere.
Invece essa quando è matura si stacca dall'albero, si sposta per fare nascere un altro albero o per essere mangiata. E se il suo albero crescerà troppo vicino al primo probabilmente morirà, se crescerà più lontano vivrà.
E ho già detto tutto.

lunedì 6 dicembre 2010

chiavi di accesso novembre

Ecco le chiavi di accesso che ho trovato più interessanti

1 - come si decide quanto denaro stampare?

Le banche centrali stampano denaro quando le banche commerciali glielo chiedono, e quindi c'è bisogno di soldi.
Il denaro che è prodotto in questa economia del debito è per lo più un credito verso chi si è indebitato.
In altre parole secondo gli economisti della BCE bisogna stampare soldi per mantenere il livello dei prezzi abbastanza stabile facendo comunque crescere l'economia in misura proporzionale alla sua potenzialità.
Ora che sono avvenuti tutti sti salvataggi di Stati come Grecia e Irlanda si stanno stampando un sacco di soldi a palate.
In questo meccanismo solitamente si arricchiscono sempre in misura maggiore le banche, c'è da specificare che il denaro non ha alcuna copertura è a valore fiduciario, la maggior parte di esso è virtuale e non cartaceo, e che in maggior parte è impiegato all'interno della borsa e non più in mano agli stati, che gira per stanze di compensazione e spesso va a finire in paradisi fiscali.
La discrepanza tra l'ammontare di denaro che gira nella finanza e l'uso del denaro impiegato per la produzione di beni e servizi è enorme, un gruppo economico rilevante potrebbe facilmente destabilizzare un intero stato od un intero settore.
La teoria e la pratica stanno allontanandosi sempre di più, non erano possibili regole da parte di nessuna democrazia sul mercato, perchè la maggior parte delle persone, magari anche alcuni passati ministri dell'economia non capisce troppo di come funzionano alcuni trucchi bancari, anche senza parlare di derivati e comunque subiscono pressione dalla lobby bancaria. Così chi stava in mezzo alle banche d'affari o grandi banche commerciali si è arricchito forse un pò anche alle spalle degli stati che non ci capivano una sega, ma mantenevano l'ordine delle cose.
Ora le ipotesi sono varie: megatecnocrazia, interrelazione totale come l'epilogo di quinto potere, e chi ne ha più ne metta.
Per me le regole ci sarebbero già. Basta semplificarle e globalizzarle e rendere la situazione più chiara.

2 - g20: troppe le risorse destinate a progetti inutili. Questo è un articolo di Etleboro che non mi piace molto, sotto al titolo del blog, appare la frase "cerchiamo di morire per la patria ma muoriamo per le banche" e poi nell'articolo si lamenta se la corona svedese prende dei sussidi Europei...comunque ci sono un sacco di begli articoli recenti sulla cibernetica.


3 - great quotes decameron italian

Bè il decameron è stupendo. L'idea di un gruppo di ragazzi che per sfuggire alla peste si allontana dalla città per raggiungere le colline e raccontarsi le più belle novelle mi è sempre piaciuta.

Ho trovato le frasi da wikiquote, la più bella è

"Amor può molto più che né voi né io possiamo." (IV giornata)


Fine delle chiavi di accesso

venerdì 3 dicembre 2010

Il cane ormai randagio pensa sulla tomba del crudele padrone defunto

Abbaiare nel tuo orto, non essere lento, lagnoso, agire.
Se poi erano ringhi o tu umiliavi me in svariate torture, in aria penzolando e nel sacco a non dormire, o buttavi un ordigno nero acceso; nell'ombra tu ti esaltavi.