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venerdì 29 giugno 2007

Vacanze

Non aggiornerò il blog per diversi giorni.
Parto per una vacanza.

Partire è un pò come morire? Speriamo di no.

Sull'andare in vacanza c'è tanto da dire. Una frase molto di moda è quella di fare i viaggiatori e non i turisti, dove per viaggiatore si intende colui che si guarda attorno ispirato da una curiosità umana e non sottostà a regole preimposte come ad esempio gli itinerari standard delle compagnie di viaggio.
Al di là di tutto credo che le vacanze siano una cosa iper soggettiva così come siamo diversi tra individui. Cominciamo col ricordare che vacanza deriva da vacare, e non vagare: una vacanza è un periodo di interruzione dalle normali attività e perciò, essere in vacanza, non significa necessariamente andare da qualche parte.
Detto questo penso che nel caso in cui uno decida di muoversi da casa (o dal posto dove di solito sta), possa farlo come meglio crede.
Come biasimare chi va nei villaggi turistici, servito e riverito senza nulla di cui preoccuparsi, con la sola scocciatura di prendere un aereo? Io ho fatto un paio di vacanze del genere, ed anche se a volte mi sono sentito un pò fuori posto, non posso certo negare di aver apprezzato il trattamento.
Parlando di viaggi, le critiche più grandi che si sentono, sono quelle rivolte a chi si prende su da casa, attraversa l'oceano per andare ad esempio ai caraibi, non conosce nemmeno una persona del luogo, mangia principalmente la cucina internazionale, se ne sta tutto il giorno nella spiaggia dell'hotel a prendere il sole ed a bere un mojito, fa un giro nel localino pieno di europei e se ne torna in italia con una maglietta presa sul posto, che magari ha visto indossare ad altri 3 o 4 occidentali.
Ce ne sono tanti così, eppure io questa critica non mi sento di farla, non c' è niente di male in questo comportamento, non sarà il massimo, ma può comunque essere molto rilassante e divertente. Per quanto riguarda il paese ospitante, che il più delle volte è un paese in via di sviluppo, non credo ci sia da esagerare col fatto che i turisti non si integrino con la popolazione, l'importante è che portino qualche soldo e che sappiano rispettare.
La mia vacanza ideale, è comunque più sul fai da te. Se si trovano le persone giuste si parte,. se non si trovano ma si ha voglia di partire, si parte anche da soli.
Lonely planet alla mano, un paio di libri da compagnia, soldi, cellulare, documenti e qualche vestito. Finchè si è giovani, io consiglio a chiunque di fare un viaggio da solo. So che a molti può sembrare da squilibrati o da emarginati, però ti fa capire un sacco di cose, ti senti messo in gioco, capisci di essere capace di cavartela anche in situazioni che non credevi.
Finisco con l'aggiungere un link ad un sito che è tra i migliori in Italia in termini di utilità e consigli per chi vuole farsi un viaggio fai da te. E' il sito degli inter-railers ovvero coloro che hanno girato l'Europa in treno usufruendo di un biglietto che si chiama inter-rail.
http://www.inter-rail.net
Ho fatto due inter rail in passato, e per esperienza personale, posso dire che è un modo di viaggiare molto bello, che elimina tante problematiche e che ti arrichisce davvero in termini di conoscenza.
Un solo avvertimento: quando siete nel forum del sito non fatevi influenzare da tutti quelli che pretendono di visitare in 3 settimane, 15 o 20 città; è una cosa fattibile in termini di tempo, ma francamente non so quanto si possa ricordare di ciò che si è visto alla fine della vacanza. Comunque, come ho scritto all'inizio, ognuno è libero di farsi la vacanza che vuole.

giovedì 28 giugno 2007

Il mio blog sta scadendo?

Ieri non sono riuscito a pubblicare nulla ed oggi mi limito a raccontare la barzelleta mensile.

Un uomo entra in un caffè:
Splash.

martedì 26 giugno 2007

CONSUMISMO

Le persone si preoccupano degli eccessi del capitalismo poiché effettivamente gli aspetti criticabili sono tanti.
Io credo che chi si inquadra nel capitalismo sia come ogni persona che segue un “ismo”: si sta allineando con un pensiero che gli farà perdere abilità nell'oggettivare la realtà, e quindi la verità.
Certo è che però il puro relativismo non porta mai da nessuna parte e quindi bisogna spesso decidere di dover schierarsi da qualche parte, senza per questo perdere ogni capacità di ragionamento critico.
Al di là di questo, mi chiedo se il capitalismo sia poi tanto male, specialmente confrontato agli altri fenomeni di organizzazione del mondo accaduti nella storia. Pur avendo mille difetti rimane per me sempre un pensiero tendente a favorire le cose migliori ed a ordinare le persone in modo migliore rispetto alla sua antitesi comunista. Il capitalismo è la volontà delle persone di cercare ciò che più le aggrada, non è un concetto sbagliato in sé, è sempre esistito. Il problema è quello di saper unire all'approccio capitalista una coscienza morale ed umana, senza farsi seppellire dall'avidità e dall'egoismo.
Il consumismo ad esempio è uno degli aspetti più criticati della nostra civiltà capitalista anche se in realtà è un fenomeno davvero stupido.
Tutti ce l'hanno a morte con il consumismo, voglio ricordare però che tutti devono consumare per vivere, e che le persone definite consumiste sarebbero solo coloro che comprano cose in abbondanza, magari senza nemmeno averne bisogno. Sembra banale scriverlo, ma queste persone sono semplicemente male organizzate, il termine più giusto sarebbe “spreconi”.
Nessuno ci obbliga a comprare cose in surplus, così come nessuno obbliga a riempire il frigorifero di roba che spesso deve essere gettata perché è passato troppo tempo da quando l'abbiamo comperata.
Il consumismo esiste perché nella nostra società abbiamo tanto in termini materiali, ma magari poca tranquillità e pochi rapporti umani, così gli sprechi e le esagerazioni sono facili e diffusi. A ragion del proverbio “mal comune, mezzo gaudio”, si è creata questa parola “consumismo”, una di quelle tante parole coniate per descrivere fattori cosiddetti sociali, che ci portano spesso lontano dal capire quale sia la verità oggettiva. Una persona di buon senso che ha vissuto in campagna non parlerebbe mai di consumismo in termini così seri ma lo ridicolizzerebbe di più, e parlerebbe di gente che non è capace di tenere dietro alla roba di casa..
Ammetto di non riuscire sempre ad impostare la mia vita nel modo migliore e che spesso, dopo un attento esame di coscienza mi trovo anche io nella situazione dello sciupone.
Quando riordino i vestiti nell'armadio e getto la roba che non credo di indossare più, spesso mi viene quell'innervosimento dovuto dalla consapevolezza che sto facendo una cosa non tanto giusta, ma visto che tutto non si può temere, getto.
Penso ai miei primi regali ricevuti da bambino, ai tanto agognati primi paia di jeans, alla parsimonia con la quale mia madre faceva la spesa nei miei primi anni di vita od alle storie di povertà durante la guerra. Ci sto un po' male perché mi sento sciupone, mi sento di non valutare bene le cose che compro e di non saper gestirmi in ciò che faccio.
La persona in gamba, compra oggetti quando sa di poter utilizzarli per abbastanza tempo da ritenersi soddisfatta, non segue come priorità le mode ma la qualità dell'oggetto dove per qualità si intende la resistenza al tempo, l'adeguatezza per il suo scopo, la mancanza di imperfezioni e altre variabili estetiche.
Comprare con criterio senza rinunciare alla soddisfazione di acquistare ciò che si desidera è una abilità non da poco. Io ammetto di essermi lasciato andare ed aver comprato vestiti che ho usato due volte e poi buttato via oppure di lasciarmi troppo influenzare dalle mode ed acquistare un cellulare nuovo anche se quello che uso funziona ancora come quando l'ho comperato.
Ammetto di essere influenzato dal contesto, ammetto di lasciarmi a volte condizionare dagli altri in quello shopping frenetico parzialmente giustificato dal far girare l'economia. Alla base di tutto c'è però un sentimento comprensibile, quella voglia di essere belli ed al passo coi tempi. Questa voglia non deve spingerci a credere che sia indispensabile affiancarsi a quello che fanno gli altri, è soltanto una nostra scelta, la colpa è e rimarrà nostra. Sentirsi giustificati di una manchevolezza poichè lo fanno gli altri è il primo passo per rinunciare ad avere un pensiero individuale.

lunedì 25 giugno 2007

ECOLOGIA

Il passatempo quotidiano di questi ultimi tempi è discutere della salute del pianeta.
Premetto col dire che sono d'accordo con quegli scienziati convinti che il pianeta non ha una salute come la intendiamo noi, essendo che un pianeta può esistere benissimo anche se fa schifo, se si crepa dal caldo come mercurio o se fa un freddo boia come su Nettuno.
Al pianeta, per dirla in altre parole, questa situazione di effetto serra o surriscaldamento globale, non interessa.
Il punto è che siamo noi che dobbiamo agire con criterio e con misura. Io ripeto che al mondo non c'è spazio per qualsiasi espressione di natura, non possiamo pensare che la natura sia più importante dell'uomo. Per noi ci deve essere spazio.
Il fatto che numerosi scienziati si preoccupino di osservare l'ambiente, il clima, le modificazioni atmosferiche così come l'inquinamento è sacrosanto.
Il punto sta nel capire quello che è possibile fare in relazione alle possibilità ed alle caratteristiche di sopravvivenza dell'uomo.
Non ci sarà a breve una catastrofe ambientale come affermano i telegiornali quando dicono che il mondo si surriscalderà a tal punto da costringere le persone ad evacuare tutte le zone più calde del mondo come l'Africa, il sud America o l'India. Anzi, in merito aprirei una parentesi ricordando come questa possa essere una di quelle stupide trovate diffamatorie da cialtroni e ipocriti che dovrebbero parlare a ragion veduta e non su statistiche elaborate da scienziati imbecilli e spesso corrotti.
Anche per l'aviaria è stato montato un caso di risonanza mondiale, non venivano dette cose false del tutto, semplicemente si perpetuava nel voler assillare le persone con questa storia, quando in realtà sono morti 3 contadini indonesiani e due cinesi a causa di una infezione non curata. Che gli uccelli potessero portare malattie si è sempre saputo, bastava cuocere quelli che si aveva intenzione di mangiare.
Lo stesso discorso è avvenuto quando si parlava di polmonite atipica, sembrava che ogni Cinese fosse infestato da una malattia nuova e pericolosissima, eppure era una colossale fregatura, perché la polmonite atipica è una malattia come altre, sempre esistita in tutto il mondo. Un antibiotico come l'eritrocina è sempre stato indicato come rimedio per la polmonite atipica nel foglietto di istruzioni.
Attualmente i mass-media stanno investendo le persone di informazioni, con il risultato che si ripete
ormai da un secolo: la maggior parte delle persone ci crede e segue la paura generalizzata, una parte di persone non ci crede e diventa scettica, una restante parte è in grado di analizzare l'informazione per poter utilizzare a suo vantaggio o ricavarne la verità.
Io personalmente credo che il perdurare di queste esagerazioni, porterà ad una saturazione e avvicinerà le persone ad un pensiero sempre più lontano da quello globale dei mass media nel quale stiamo vivendo.
Dopo questa digressione sulle dinamiche comunicative ritorno a dire che il problema dell'uomo è quello di poter mantenere un habitat adatto a vivere al meglio.
Questo habitat è soggettivo, poiché il clima temperato mediterraneo ed il clima freddo scandinavo possono essere entrambi condizioni ottimali, ciò varia infatti in base alle caratteristiche dell'uomo che si adatta all'ambiente nel quale vive: un tunisino sta solitamente meglio dove non c'è freddo ed uno Svedese si trova più a suo agio dove si suda poco.
Il riscaldamento del pianeta non lo vedo come un dramma, così come non sono troppo spaventato per la paura di una carenza d'acqua generalizzata: viviamo in un pianeta composto per i 2/3 di acqua, un modo si troverà. Quando finirà il petrolio si troveranno mille modi di produrre energia, senza contare che le centrali nucleari saranno a quel punto molto meno criticate e più utilizzate. Per quanto riguarda il cibo, gradualmente ci abitueremo anche a quello meno genuino e magari geneticamente modificato, la razza umana è resistente e se ci dovessero essere grossi problemi salteranno all'occhio. Nel medioevo capitava di sovente ad i contadini di mangiare carne quasi marcia e farinacei contenenti muffe, ma non morivano per questo.
Lo smog rappresenta il problema maggiore, mi dicono che in Cina ci sono città dove è impossibile vivere talmente alto è lo smog: è obbligatorio ovunque l'uso della mascherina. In merito a ciò, credo che l'unica strada possibile sia semplicemente piantare molto verde e molti alberi e tentare di andare verso la strada dei parametri d Kyoto.
In generale, deve diventare consuetudine un criterio che punisca gravemente chi fa qualcosa di troppo nocivo alla nostra salute, ad esempio una ditta di antiparassitari deve avere i massimi controlli, da parte di organismi esterni e dichiarare sempre quello che fa, allo stesso modo si deve comportare una qualsiasi ditta di materiale chimico.
Per gli alimenti, è necessario che ci sia una tutela del consumatore ugualmente importante.
Quando avviene uno scandalo alimentare è importante che la cosa non venga mai insabbiata, come è successo per molte aziende alimentari importanti. L'azienda anzi dovrebbe essere obbligata a fare le pubbliche scuse ed a promettere di fare il massimo perché la cosa non si ripeta più. Non è con la paura di perdere dei posti di lavoro che si trattano queste cose, ma con la onestà e la dimostrazione di buona volontà nel migliorare. So che è difficile, ma è essenziale per stare di pari passo al nostro stile di vita, dove non sappiamo quasi ciò che mangiamo.
Per ciò che riguarda l'inquinamento elettromagnetico non posso pronunciarmi perché non sembra nuocere alla salute, bisogna affidarsi agli scienziati.
Ecco, chiudo dicendo che darei l'ergastolo agli scienziati corrotti, che da persone di scienza quali sono, si abbassano a coprire scandali o danno il benestare in situazioni oggettivamente pericolose per favorire industrie poco serie.

domenica 24 giugno 2007

LA POLITICA

Ho precedentemente trattato di economia, di stati nazionali e di diritti dell'uomo, (vedi post "il denaro") è quindi automatico iniziare un discorso sulla politica.
Economia e politica finiscono sempre per intrecciarsi e solo poche persone se ne disinteressano.
Ora, come dice il mio amico Fabio, la cosa più importante sarebbe agire sul singolo, e mai sulla massa. In altre parole bisognerebbe pensare di più a modificare in meglio se stessi piuttosto che il mondo e gli altri.
Questa è una grandissima verità. Più si pensa con umiltà, più ci si conosce dentro e sarà facile elevarsi ad un livello di virtù e conoscenza maggiore.
Quest'approccio individualistico alla vita non è però sempre facile ed a volte rischia di impedirci di poter vivere una vita serena, soprattutto in una società così schematizzata come la nostra.
Parlando di politica, mi viene da dire che spesso è quasi una scelta obbligata quella di pensare in collettivo ed avvicinarsi ad un pensiero politico. Forse oggi non è così, immagino però che nella storia ci siano stati momenti dove non c'era molta scelta. Il motto del fascismo “O con noi, o contro di noi” la dice lunga sul periodo.
Da quel poco che io conosco, posso dire che nel corso della storia sono state sperimentate praticamente tutte le forme di governo possibile a questo mondo; ci mancherebbero giusto gli alieni ed i robot.
Così, si è assistito a governi da parte di pochi, di molti, del popolo, dei ricchi, dei nobili, dei più forti, dei più saggi, degli Dei, di una razza, di uno stato, dei cattivi, dei buoni, degli uomini e delle donne.
Quale sia in definitiva la forma di governo più giusta è difficile dirlo, non sono convinto che sia per forza la democrazia e preferisco avvalermi anche qua del concetto che non esistano verità assoulte.
Con ciò voglio dire che le dinamiche del mondo creano congiunture per le quali bisogna muoversi in un modo piuttosto che in un altro.
Cos'è giusto fare, dov'è sta la verità, non è sempre così semplice, nonostante ciò, nonostante io sia un po' relativista, capisco che le scelte vanno prese e che nel farlo occorre coerenza.
Perciò l'individuo che sta in politica dovrà compiere la stessa ricerca della verità che attua per se stesso a dimensione di polis, cercando ugualmente di perseguire il bene di persone che hanno impostato la loro vita in senso molto diverso dalla sua.
La cosa sembra complessa, anche se a dire il vero, nelle democrazie ,è spesso semplice, poiché i politici, sono forti di agire appoggiati da un gran numero di persone e si sentono de- responsabilizzati.
Già, le responsabilità di governo sono pesanti, difatti, mi pare che da quando l'uomo ha scoperto la bomba atomica, in pochi se la sentono di governare paesi interi, le monarchie restanti sono infatti per lo più rappresentative, e gli unici paesi dove di fatto ci si trovava di fronte ad una dittatura (ironicamente proprio quei paesi che sarebbero dovuti essere governati dal popolo), stanno sgretolandosi lentamente.
La situazione è diventata più seria, nessuno si sente più di poter essere a capo di tutte le decisioni di uno stato, anzi l'importanza di stato ed il sentimento di identità nazionale sta affievolendosi per lasciare spazio all'economia ed all'ordine interno. Le guerre, che una volta non erano poi tanto malviste, (si diceva: “se vuoi la pace, preparati alla guerra”) sono diventate una cosa lontana dal desiderio chi chiunque. Einstein aveva profetizzato chiaro ciò che sarebbe potuto accadere in futuro con la scoperta delle armi nucleari e le persone sono terribilmente spaventate in merito.
Così non più conquiste territoriali, ma tensioni all'interno delle società per le differenze economiche , di classe.
In poche parole, attualmente i politici di tutto il mondo sono piu che altro impegnati a decidere se essere “progressisti” o “conservatori” o se essere come in Italia più “di sinistra” o più “di destra”.
Io stesso più volte mi sono chiesto se fosse umanamente più giusto essere di sinistra o di destra.
Pensando all'Italia come una grande famiglia ho pensato che in realtà avesse ragione la sinistra, perché non è giusto accettare di far parte di un governo, essendo individualisti al massimo, guadagnando magari senza preoccuparsi minimamente di chi ci sta vicino e permettendo che si creino differenze così spropositate dove alcuni non hanno nulla ed altri hanno miliardi di Euro. Il discorso direi che non fa una piega. Il problema è però che non si può pensare all' Italia ed allo stato come una grande famiglia perché essa è troppo eterogenea e troppe sono le cose che tu, cittadino, non puoi controllare. Per questo motivo è più giusto pensare alla propria famiglia e rispettare gli altri e lo stato con correttezza ed onestà, pensandoli però sempre come “altri”e non come la tua famiglia.
Per capire meglio la situazione porrei a confronto gli aspetti salienti delle due mentalità:
Per la mentalità di sinistra, bisogna porre in evidenza come gli uomini siano della stessa specie, si capiscano tra loro, siano bisognosi degli altri quanto animali sociali e che per dare il meglio di loro stessi i singoli debbano rinunciare ad una parte di loro per costruire in gruppo.
L'uomo di sinistra dovrebbe poi tendere ad essere altruista (già, soprattuto con ciò che non è suo), empatico e preoccupato che non vi siano troppe ingiustizie tra le persone; seguendo questa mentalità si sono sviluppate teorie per le quali il contesto è la cosa più importante nell'educazione e nella crescita di una persona, e che analizzano un individuo come prodotto del suo contesto.
Parole chiavi per la sinistra possono essere:
Comune, sociale, popolo, fratellanza, uguaglianza.
La mentalità di destra mantiene in primo piano l'importanza dell'individualità; il singolo è infatti libero di fare ciò che vuole e se entra in contrasto con la libertà degli altri, ci si rimetterà alle leggi sviluppate per l'occorrenza. E' importante perciò tutelare l'individuo perchè possa crescere senza impedimenti degli altri, coronando i propri sogni e le sue capacità, anche se questo dovesse comportare un raffreddamento dei rapporti umani ed uno squilibrio di potere tra i cittadini. Questo approccio alla vita rimanda di più ad una sorta di provvidenza e di corso naturale degli eventi dove il libero arbitrio dovrebbe contare di più del contesto. La destra ha fatto della libertà il suo cavallo di battaglia, volendo ricordare lo stato di sottomissione e prigionia nel quale si sono trovati i cittadini delle repubbliche comuniste, schiacciati da uno stato onnipotente ed incapace. C'è da dire però, che attualmente, nel nostro paese, la libertà si avvicina forse più ai partiti di sinistra, che stanno liberalizzando le varie licenze, le droghe ed accettano senza remore qualsiasi tipo di condotta sessuale.
L'uomo di destra è invece più attento al rispetto della persona come singolo, Si preoccupa innanzitutto di se stesso e cerca di comportarsi in modo di valorizzare le scelte delle persone che si distaccano dagli altri, sopratutto quando stanno perseguendo obbiettivi apprezzabili.
Le parole chiave che definirebbero la destra sono libertà, individuo, singole capacità e differenze, meritocrazia.
La mia scelta di essere più vicino ad un pensiero di destra è dovuta al fatto del differenziare di più ciò che è giusto da ciò che è sbagliato: premiare di più chi fa bene responsabilizzando maggiormente i singoli e le loro capacità.
Nonostante ciò ammetto che si siano verificate situazioni spiacevoli anche nelle società prettamente capitaliste dove spesso viene a mancare l'amore nei rapporti umani. Sono spinto perciò a pensare che molti atteggiamenti di sinistra siano reazioni sicuramente non lecite, ma quasi fisiologiche, così come ciò che è avvenuto in Italia dopo il 68.
Così la soluzione perfetta a queste due mentalità imperfette è sembrata quella di mettersi in mezzo.
In Italia abbiamo provato ad affiancare il partito di centro alla religione; la Democrazia Cristiana, sembrava rappresentare abbastanza bene l'identità del paese, unendo la libertà dell'individuo e dell'economia ad una tutela delle fasce più deboli e della cultura, il tutto sotto la supervisione della morale cristiana. Purtroppo però anche qui le cose non sono funzionate per il meglio: si sono verificate le maggiori ruberie e la democrazia Cristiana si è dimostrata incapace di fronteggiare le congiunture economiche globali del tempo.
Adesso siamo in presenza di due grandi coalizioni, che difficilmente riescono ad avere iniziative che smuovono il paese. Tutta la politica attuale sembra molto statica e si dà peso ad i fatti di minore importanza.
Chiudo il discorso ponendo in evidenza il fatto che come paese non possiamo lamentarci eccessivamente per come stiamo, più che altro ci si potrebbe lamentare perché manchiamo un po' di lungimiranza, essendo un po' spaesati da questa globalizzazione e tutte queste innovazioni.

sabato 23 giugno 2007

Donne in cerca di guai

Chissà che non abbiano davvero ragione i musulmani.

La donna l'ho sempre vista come la rappresentazione umana della dolcezza e della riservatezza finalizzata a prendersi cura delle piccole cose come la casa e delle grandi cose come i figli.
L'idea perfetta della donna è più o meno quella della principessa splendida e riservata, che vive alimentata da sentimenti puri e non aspetta altro che donare l'amore al suo consorte.
Ora, so perfettamente che il mondo non è una favola e che in realtà non siamo tutti principi e principesse, però mi pare di notare in giro atteggiamenti femminili che vanno un pò troppo in là.
Donne che non hanno pudore, non vogliono un uomo ma vogliono diventare uomini, vogliono comandare ma allo stesso tempo vogliono essere mantenute.
Nessun problema personale, intendiamoci. Solo una constatazione di fatto.

venerdì 22 giugno 2007

Città e metropoli

Questo è il titolo di un romanzo di Kerouac che avrei voluto leggere ma non ho mai trovato, ho letto una sua raccolta ma sono romanzi che ha scritto quando era già allo sbando, mentre città e metropoli, essendo stato scritto quando ancora era una persona comune, mi interessava di più.
Detto questo passiamo al vero argomento del post: l'urbanizzazione.
E' pauroso pensare che vi sono agglomerati urbani come quello di Tokyo di decine di milioni di abitanti (35 milioni se si includono Yokohama e Kawasaki).
Ho saputo che a Tokyo addirittura vi sono degli appartamenti in stile loculo, dove una persona puo soltanto infilarsi e sdraiarsi perchè non vi è lo spazio materiale per mettersi in piedi, esistono inoltre hotel di lusso dove si affitano loculi super-accessoriati come "il Capsule Inn Tokyo".
Tutto ciò potrebbe davvero spaventare.
Spaventare come spaventano anche i numeri degli agglomerati di New York, di Seoul o di città del Messico. Si pensi che per sorvolare Città del messico con un volo di linea, occorrono 20 minuti. In Italia dopo 20 minuti di volo hai cambiato regione quasi per forza.
Parlando di Mosca, una ragazza mi diceva che impiegava, travolta dal traffico, quasi tre ore per andare e altre tre per tornare da lavoro (quando le andava bene). In quattro ore di volo a Mosca ci arrivi da Milano.
Credo che abiterei in una metropoli soltanto se fossi costretto da esigenze lavorative o se questa mi offrisse qualcosa di esclusivo, altrimenti, nel 2007, non ne vedo la necessità.
Il fascino della grande città non mi pare di averlo subito, già Bologna mi sembra abbastanza grande. Non avrò visto Los Angeles o New York ma dubito che potrebbero farmi cambiare idea.
Quando parli con qualcuno che abita in una grande città ti dice che puoi fare quello che vuoi senza che nessuno faccia caso a ciò che fai, ma in realtà non è affatto vero. Adesso ci sono un sacco di regole implicite che seguono ancor più i cittadini, oramai hanno la mentalità più chiusa quelli che abitano in città rispetto a quelli che abitano in campagna.
Non so, è strano questo fenomeno dell'urbanizzazione mi piacerebbe trattarlo meglio in un secondo momento.

Scusate per la poca dedizione nello scrivere.

giovedì 21 giugno 2007

I più ricchi del mondo

Parlando di soldi è curioso dare un occhiata alla classifica che ha pubblicato quest'anno Forbes sugli uomini più ricchi del mondo.
Il patrimonio accertato (e spesso quello reale è decisamente maggiore) di queste persone è stratosferico.
Un filo di invidia non la nascondo, fortunatamente però prevale di gran lunga la stima, soprattutto per quanto riguarda alcuni di loro.
Per quanto posso vedere io, il signore dell'ikea mi sembra che ad esempio si meriti la sua fortuna, essendo stato in grado di produrre mobili belli, pratici ed intelligenti a basso costo.
Su Bill Gates non so che dire, non credo che le accuse di monopolio siano così fondate e già il fatto che abbia abbandonato l'università me lo rende un pò più simpatico. Tutti dicono poi che Windows ed Office sono pieni di bug, per me invece hanno sempre funzionato a dovere. Warren Buffet che in realtà non produce niente ma è una macchina per fare soldi non mi sta ugualmente antipatico, evidentemente ha avuto un talento profetico superiore a chiunque altro.
Comunque, guardando la classifica, si può constatare che le persone più ricche non sono tutte abili speculatori finanziari ma piuttosto esponenti di un preciso settore: tecnologia, vendita all'ingrosso, abbigliamento e moda, farmaci, telecomunicazioni, il gioco d'azzardo, l'arredamento, le risorse energetiche, il ferro, la mafia russsa; insomma diciamo che ci sono i signori maggiormente riusciti in ogni settore.
A volte penso a Bill Gates e mi dico che con 50 miliardi di dollari si potrebbe cambiare il corso della storia ed il mondo, voglio dire se hai 50 miliardi di dollari puoi permetterti di sviluppare un progetto colossale, ad esempio comprarti un terzo dell'Africa oppure chennesò. Poi però mi rendo conto che di quei 50 milioni di dollari, se non hai le idee giuste non te ne farai niente e li lascerai ai figli che decideranno cosa fare, magari li useranno a puttane o se li faranno rubare da qualche pseudo mago.
Questo però è il bello del capitalismo...

mercoledì 20 giugno 2007

IL DENARO

Strumento del demonio per alcuni, essenza stessa della civiltà per altri.
Ogni civiltà così degna di essere chiamata introdusse l'uso del denaro per dare valore alle cose ed alle prestazioni.
A Roma, come nella maggior parte delle civiltà pre-cristiane, il baratto era sempre meno diffuso e lasciava lentamente posto al denaro.
Le cose erano tutt'al più come adesso: vi era un autorità che coniava il denaro e lo metteva in circolazione attraverso banche o mediante i delegati del sovrano, che pagavano merci e lavoratori.
Il denaro consisteva in monete di metallo prezioso, raffiguranti immagini dall'alto valore simbolico: il profilo dell'imperatore, scene di battaglie epocali, imponenti costruzioni, animali leggendari o reali, oppure la semplice firma del monetario.
Attualmente il denaro ha una funzione centrale nella vita dell'uomo, tant'è vero che molti ragionano in modo puramente economico, consapevoli del fatto che nella nostra Italia il potere economico sta prendendo il posto anche del potere politico.
La realtà è pero diversa: tutte le grandi opere dell'uomo come le costruzioni epocali, le scoperte che cambiano la storia, il talento di un individuo o la serenità di una famiglia, non sono possibili solo grazie ad i soldi.
Esse scaturiscono dalla grandezza dell'essere umano, da quella forza vitale alimentata da sentimenti come l'orgoglio, la giustizia e l'amore.
I soldi sono quindi un mezzo per regolare ed ordinare l'energia umana, per razionalizzare i rapporti.
Ora, io sono convinto che nonostante ciò, esistano molte persone convinte che il fine ultimo di una vita possa essere il denaro e che abbiano elevato il denaro a vero e proprio dio. La mia idea è che le persone realmente più ricche non abbiano questa convinzione, che siano cioè più convinti del fatto che il denaro sia un mezzo e non un fine e che magari si troverebbero disposti a rinunciare a tutti i soldi per qualcosa di veramente importante. Pecco di eccessivo idealismo?
Di una cosa sono però sicuro, e cioè che non sia possibile governare una civiltà con il solo potere del denaro, serve infatti un'autorità che mantenga valori più alti del semplice denaro, altrimenti la criminalità ed il caos prenderanno facilmente il sopravvento.
Non sono allarmista, credo che le cose siano risolvibili, dico però che vedo gli stati e la chiesa parecchio indeboliti, il potere della chiesa molto meno presente a livello pratico e vedo trionfare il denaro accompagnato da una scienza quasi troppo evoluta, che a volte supera talmente la dimensione umana da sconfinare nel macabro.
La situazione può effettivamente portare ad una confusione di idee. Leggevo l'articolo di un economista della Bocconi che pensa addirittura ad una fine imminente del denaro, che farà a breve posto ad un generico “prestigio sociale” che permetterebbe di ricevere beni e servizi. Roba da pazzi o da nostalgici del puro comunismo.
Credo che questa confusione dipenda dal fatto che ci stiamo perfezionando sempre di più, le persone in realtà non si sono mai trovate in una tale situazione di benessere fisico e materiale.
L'attuale civiltà permette a noi di vivere con un tenore di vita (materiale) elevatissimo con relativamente pochi soldi.
Anche chi non può definirsi “ricco” ha ormai una casa, un auto, una televisione, un condizionatore, uno stereo, un computer, il cellulare, una scelta vastissima di prodotti alimentari, l'accesso alla conoscenza di internet e la possibilità di andare in vacanza in paradisi tropicali.
Cinquant'anni fa queste cose non c'erano o erano elitarie, le persone normali non le desideravano nemmeno. Eppure ci si lamenta, poiché l'appagamento materiale non soddisferà mai completamente i bisogni dell'uomo e così ci si crea sempre nuovi bisogni o si è insoddisfatti per qualcosa.
La stessa psicologia che io ho studiato è per costituzione, serva del denaro. Essa cerca di aiutare le persone a re-incasellarsi nella loro civiltà, senza soffermarsi su ciò che è giusto o meno, e ponendo come priorità l'allineamento del singolo agli altri individui. Tutto questo in cambio di denaro.
Tutto quanto detto fino adesso riguardo il denaro ed alla società attuale è però vero solamente in Italia. E' bene infatti ricordarsi, quando si fanno considerazioni di questo tipo, che il nostro paese non è un campione rappresentativo dell'intera umanità: noi italiani non arriviamo ad essere l'un per cento della popolazione terrestre.
In Africa ad esempio, la vita è più semplice e le persone sono più buone e meno affaccendate. Considerano il denaro importante ma spesso agiscono come non esistesse perché per loro è importante essere in armonia con la natura ed il tempo.
Nei paesi come Cuba e in tutti i regimi comunisti, il denaro ha una funzione molto ridotta, specialmente per un cittadino che si vede rifornire di tutto il necessario indispensabile dallo stato.
Negli stati dove è in corso una guerra, il denaro passa spesso in secondo piano e la preoccupazione principale si concentra sul cibo essenziale per sopravvivere.
Sempre parlando del denaro in tempi di guerra, è curioso notare come dopo la prima guerra mondiale, in Germania, l'inflazione fosse talmente esorbitante da dover costringere le massaie a comprare il pane con carriole piene di banconote. Il governo probabilmente, incominciò a stampare banconote a velocità esorbitante per cercare di trovare una soluzione alla crisi post-bellica e si ritrovò così a creare situazioni paradossali di questo genere. Alla fine, decise di introdurre una nuova valuta, il nuovo marco, che corrispondeva ad un miliardo di marchi vecchi.
Questo per fare capire che il valore del denaro sia relativo e soprattutto possa cambiare in maniera incredibilmente veloce, in funzioni di eventi rilevanti.
Voglio ricordare che da molti anni a questa parte, il denaro non ha più un controvalore aurifero e che perciò sono le politiche monetarie dei governi a decidere della sua emissione. Negli ultimi decenni ogni valuta si è svalutata in maniera sempre crescente nei confronti del costo della vita, per mancanza di capacità dello stato di gestire il denaro pubblico, e per la globalizzazione dell'economia che attualmente ha regole complessissime. L'economia attuale ha infatti dato il via a fenomeni molto dubbi, creazione di diverse compagnie fittizie, di scatole cinesi, spesso non abbastanza controllate, con il risultato che gli stati sono sempre più poveri rispetto ad alcuni privati, che nascondono i soldi (spesso poco leciti) in paradisi fiscali, e potrebbero permettersi di comprare una nazione intera.
Ma la verità è diversa: la ricchezza di un paese non è attribuibile ad i soldi che possiede, così come non è determinabile attraverso quanto produce in termini di euro. La ricchezza sarà perciò determinata da quanto i movimenti di denaro portano arricchimento materiale al paese, da quanto ne portano a livello culturale e di benessere collettivo. Questo punto, che possiamo chiamare valore aggiunto, è importante. Non devono essere i parametri economici ad accontentarci perché non è sempre facile capire se i flussi di moneta che esaminiamo siano un reale arricchimento del paese oppure no. Facciamo un esempio terra terra. L'Italia vende tutto il marmo pregiato che possiede nelle sue cave alla Cina e lo esaurisce. Nello stesso periodo, scoppia la moda di costruire case in un nuovo materiale ignifugo che importa dalla stessa Cina. In questo periodo, mettiamo che sia un ventennio, l'Italia ha venduto alla Cina più di 1800 milioni di euro in marmo e comprato 187 milioni di materiale ignifugo da costruzione. Ora, sotto il profilo economico e del PIL, è stato un grande affare poter vendere per 20 lunghi anni alla Cina il marmo, che tra l'altro vendevamo ad un costo nettamente maggiore.
Nello stesso tempo il materiale ignifugo ha permesso di costruire migliaia di case popolari e non, essendo versatile ed economico.
Queste due voci erano un toccasana tra le voci del bilancio della nostra economia: maggiori esportazioni, prodotto interno lordo più elevato anche perché estraendo tutto quel marmo e potendo costruire tutte quelle case a così poco prezzo, si è mosso anche parecchio lavoro.
Accade però che dopo vent'anni è il momento di fare i conti con la realtà e ci ritroviamo in Italia senza più marmo e ad avere case semi- pericolanti, che hanno tra l'altro messo anche in dubbio la loro salubrità, mentre in Cina hanno creato stupendi edifici pubblici ed arredi urbani con il marmo italiano.
Questo è un esempio completamente inventato, ma può far capire che osservare da vicino l'economia di un paese non corrisponde sempre a curare l'interesse di quel paese, ci vuole un governo che abbia il buon senso e le capacità per giudicare il funzionamento del paese sotto un aspetto non economico ma più globale. Questo significa tutelare il territorio e fare crescere il paese, non basta mirare ad un incremento del PIL.
Sono sempre stato un fautore del puro liberismo, pensando che lo stato non dovesse intervenire mai nella vita dei cittadini. Poi però mi sono reso conto che ciò è impossibile e che questa frase porterebbe a non avere forme di governo.
Se manteniamo una forma di governo pseudo – democratica, dove i diritti dell'uomo sono indiscussi, lo stato dovrà avere la possibilità di essere sempre presente per tutelare questi diritti, e per fare ciò avrà bisogno della sovranità territoriale, della capacità di difendere i cittadini da eventuali invasioni e di vigilarli in modo che non si creino troppe ingiustizie. In seguito ho anche capito l'importanza di un apparato ospedaliero, di un supervisore all'agricoltura, alla scienza e all'istruzione del popolo.
Così ho capito che lo stato deve essere presente in vari aspetti, e che il liberismo puro è più pericoloso. Resto ugualmente dell'idea che troppo spesso lo stato spreca risorse in maniera inutile, e che se i cittadini pretendono troppi diritti, andremo incontro al completo sorpasso da parte di tutti i paesi emergenti quali la Cina e l'India. Bisogna essere fieri di vivere in un paese come il nostro, attenzione però a non esagerare con le pretese perché altrimenti il benessere durerà poco.

martedì 19 giugno 2007

LA FOLLIA

Se non avessi studiato psicologia e se non vivessi in un periodo dove la malattia mentale suscita tanto interesse, probabilmente non avrei inserito questo paragrafo. Ho avuto a che fare con malati di mente durante i miei studi ed ho capito alcune cose.
Un' anima può venire al mondo in tante forme, in tutta onestà credo che tra animali e persone la differenza non sia eccessiva.
Per un disegno cosmico (che comprende le diverse regole genetiche) a noi parzialmente ignoto, alcune persone nascono in modo così tanto diverso da noi da non poter riuscire a svilupparsi abbastanza simili agli altri.
Questo non significa che si possano considerare come animali, significa che hanno di meno, e forse qualcosina in più, un fatto che in natura si ripete sempre.
Con questi problemi dovranno fare i conti, così come li dovranno fare con quella frazione di verità che è a loro concesso di accedere. Se sono completamente dipendenti da una persona, sarà quella persona in definitiva a decidere per la loro vita.
Detto questo vorrei parlare di quei “matti” che nascono relativamente simili agli altri, e che poi matti ci diventano.
Ciò che voglio dire è che molto spesso queste persone hanno una incapacità di produrre quella che ho precedentemente chiamato “energia dell'amore" ed il loro cervello si fonde sotto la pressione dell'energia aggressiva. In altre parole, spesso alla base di schizofrenie, manie ed esaurimenti c'è una carenza di amore che sarebbe bene tener presente prima di iniziare un trattamento farmacologico con sostanze psicoattive od iniziare sedute terapeutiche.
Altro fatto curioso è come spesso la società odierna tenda ad ampliare il significato di malattia mentale a tutti quelli che deviano di poco da norme convenzionali senza avere una ragione condivisibile con i più.
Così se fino a quindici, vent'anni fa, uno che usciva poco era poco considerato poco allegro o sfigato, adesso c'è sempre l'allarme che possa essere un “socio-patico” o che abbia “l'agorafobia”.
In questo modo si alimentano le paure delle persone e ci si fissa sui singoli disagi, creando infinite patologie psichiche. In un mondo dove non ci sono valori precisi da seguire, non ci sono più ideali, non c'è più una separazione tra razze, e di classi sociali si parla sempre meno, le persone si sentono sempre più smarrite perché fondamentalmente i problemi maggiori li crea proprio il giudizio degli altri. Così ci si fissa sui disturbi ossessivo-compulsivi, i disturbi dell'umore, di personalità e così via.
Tutte queste stranezze sono parte della natura umana ma divengono patologia dal momento in cui si accentua la solitudine e ci si sente stigmatizzati.
La regola sarebbe sempre quella di mantenere un pensiero individuale, e per fare ciò ci vuole costanza, può aiutare l'appoggio di qualcuno, preferibilmente di carattere disinteressato.

lunedì 18 giugno 2007

LA VERITA'

Non puoi goderti la tua parziale libertà, non puoi essere, felice, non puoi amare, non puoi sapere come usare le tue energie se non risiede in te una frazione di verità.
A rigor di logica, i più scarsi depositari di verità sono i matti e gli idioti. Spesso però accade che molti matti ed idioti posseggano più verità di molte persone dette “normali”.Tutto ciò perché stiamo parlando di un concetto non così facile da individuare, un po' relativo.
A dirla tutta io la penso più come Karl Popper per il quale in terra “non esistono verità assolute”
Non possiamo certo prendere gli altri come punto di riferimento per la ricerca della verità: a Sodoma e Gomorra ad esempio gli idioti ed i maleducati saranno stati quelli che non si facevano dare nel culo.
Chi ascoltare allora se non esistono verità assolute? Bé io sarò in una certa misura relativista, non credendo esistano cose totalmente vere, credo però che si possa intuire la verità, o meglio cosa è vero, seguendo la parte più vera che c'è in noi stessi, seguendo ciò che ci pare più giusto.
Si sbaglierà probabilmente più e più volte, ma se continuiamo a tenere presente che il nostro scopo è quello di cercare cosa è giusto, probabilmente ci avvicineremo sempre di più ad inquadrare la verità. Resta inteso che ho scritto “avvicineremo” e non “raggiungeremo a pieno”.
L'intelletto sicuramente aiuta, non sempre però: parte fondamentale della verità è anche l'amore che con il cervello è spesso in disaccordo.
Una volta iniziata la nostra ricerca della verità, ci scontreremo spesso con altre verità, a volte più grandi altre più piccole, che ci obbligheranno a confrontarci mettendo a prova la nostra abilità. Questa abilità consiste appunto nel cercare di sedersi il più vicino possibile alla verità, trovandoci a volte costretti ad interagire con qualcosa che ci allontana da essa. Così potremmo avere un idea di bene e di male, potremmo sapere quali atteggiamenti condivisi da quelli che ci stanno attorno è bene seguire e quali no.
Ci vuole coraggio, bisogna saper essere bravi e lungimiranti. L'ultima persona che ha detto tutta la verità sembra infatti che abbia fatto una brutta fine: l'hanno crocifisso in mezzo a due ladri.
Non credo che tutti siano d'accordo su quest'ultimo punto, una cosa però mi sento di poter dirla a tutti:
Conoscere una persona significa semplicemente guardare dove ha abbandonato la verità per crescere: c'è chi la perde in mezzo alle gambe di una donna, chi la nasconde e la frammenta per poter sorpassare gli altri, chi la rifiuta per paura di essere abbandonato dagli altri. Non vi è uomo che non l'abbia fatto almeno in parte; chi si illude di possederla a pieno sono i bambini o gli uomini che non riescono a crescere.
Per nostra fortuna però la verità riemerge sempre e chi davvero la ricerca vi si può sedere molto vicino.

domenica 17 giugno 2007

Silenzio

I latini dicevano: parla quando hai qualcosa da dire che sia meglio del silenzio.

Io non ce l'ho.

Buona notte

sabato 16 giugno 2007

Un posto nel mondo

Non ho letto il libro che ha scritto Fabio Volo, o meglio ho letto solo la trama.
Eppure l'idea che molti giovani vaghino anche solo con il pensiero alla ricerca di un posto dove poter stare bene la sento molto veritiera e mi ci identifico pienamente.
Siamo i giovani della nuova Europa, degli inter rail, dei programmi Erasmus, di internet e dei voli low cost.
Apri l'atlante e ti sembra di avere il mondo in mano, ti sembra di essere onnipotente, di poter raggiungere qualsiasi meta e non capisci perchè sulla terra le cose sono così complicate. Gira e rigira il mondo è tondo: è una palla piena di acqua con quei lembi di terra che emergono.
Così a prima vista, con quel poco di erudizione che ti è data dalla società civile in cui vivi, credi di avere una soluzione per i problemi dell'umanità. Allo stesso tempo però ti accorgi di non avere trovato ancora una soluzione per i tuoi di problemi (che spesso vedi inaffrontabili) e ti senti un pò frustrato.
A questo punto ti capita spesso di dare la colpa al posto in cui vivi: è troppo piccolo o è troppo grande, c'e troppa gente o troppa poca, non c'è lavoro o tutti pensano al Dio lavoro, non ci sono soldi o tutti pensano ai soldi, le persone sono troppo altezzose o sono troppo grezze, abiti in mezzo ai campi di grano e ti senti fuori dal mondo, abiti dentro ad una città e ti senti in una scatola di cemento, se il livello culturale è alto ti senti soffocato dalla cultura mentre se è basso pensi di essere in mezzo ad una manica di ignoranti.
Quante volte ho sentito frasi del genere.
Facciamo un'esempio. Una città tipo Modena.
Se chiedo alle persone che conosco e vi abitano "com'è Modena ?" saltano sempre fuori delle risposte curiose.
1 Fa schifo perchè è una città solo per il lavoro e di lavoratori. Tutti gli artigiani ed i muratori che hanno fatto un pò di soldi si vantano senza avere il minimo di cultura e senza essere nessuno.
2 Fa schifo perchè è pieno di extrcomunitari. Non c'è più un modenese in città, solo badanti ed extracomunitari magrebini.
3 Fa schifo perchè è un paesone dove non c' è vita, non ci sono iniziative per i giovani e non succede mai niente.
4 Fa schifo perchè è pieno di "fighetti" che passano il tempo a scegliersi i vestiti ed a incontrarsi nei soliti 3 o 4 posti per prendere l'aperitivo.
5 Fa schifo perchè girano un sacco di soldi ma se non hai le conoscenze non riesci a farli e nemmeno a lavorare
6 Fa schifo perchè il clima è orribile ed è lontano dal mare.
Ora tutte queste risposte, probabilmente non infondate, possono essere ribattute con:
1 Cosa te ne frega degli artigiani che fanno gli sbruffoni perchè hanno fatto un pò di soldi. Le case alla fine sono cose utili, meglio per loro, e comunque magari sono anche simpatici. Se poi dovessero esse ignoranti è un motivo in più per fregarsene.
2 Considera che se tutti i modenesi ragionano come te continueranno a girare solo extracomunitari che hanno meno pugnette e più voglia di vivere
3 Se non c' è vita, cerca di vivere almeno la tua al meglio, se non ci riesci prova a proporre qualche iniziativa.
4 Se a te non piace comprare i vestiti alla moda oppure non sei "fighetto", capisco benissimo, puoi disinteressartene o comunque evitare di andare in quei tre o quattro posti ed andare in altri.
5 (Questa è dura) Cerca di fare le conoscenze e se non ti piace la cosa, cerca di trovare una tua dimensione per fare i soldi o comunque fare qualcosa che ti piace accontentandoti anche dal punto di vista remunerativo.
6 ( Questa è ancora più dura) Se non usi il climatizzatore, puoi sempre consolarti pensando che alla fine è una città dove hanno sopportato il caldo ed il freddo da secoli e che la maggior parte di città industrializzate non ha un clima migliore.
Quello che ho scritto è l'amara realtà. Non voglio però estremizzare, dico non è affatto sbagliato cercare un posto bello dove stare. Se hai provato a stare bene dove vivi ma in tuttà onesta non ci riesci, non sei obbligato a morirci anche. Io stesso potrei andarmene dall'Italia in un futuro non lontano. Per lo meno però cerchiamo di non scaricare tutte le colpe sulla città o sugli altri.

P.S. Non sono di Modena

venerdì 15 giugno 2007

Classifica mensile dei siti che meritano

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giovedì 14 giugno 2007

L' AGGRESSIVITA'

L'aggressività deriva dalla vita così come anche l'amore.
Premetto che noi, ovvero le nostre anime, tutt'uno con i nostri corpi, sviluppiamo energia vitale.
Questa energia si può tradurre in qualcosa di fisico o sotto forma di qualcosa di invisibile, come quelle relazioni cosmiche che inneschiamo attraverso l'amore.
Io ho studiato sommariamente il fenomeno dell'aggressività, curioso di capire cosa ne pensano i massimi studiosi in questo campo.
Ebbene, posso dire che principalmente gli approcci alla questione sono due. Il primo, considera tale fenomeno come una disfunzione, dovuta a frustrazione o ad odio, consistente nello spingere le persone lontano da un ordine delle cose armonioso e pacifico.
Il secondo approccio, più filo-genetico, vede l'aggressività sotto una luce positiva, considerandola il nucleo costitutivo dell'energia vitale, essenziale per permettere alla civiltà di evolversi e basilare per permettere la conservazione della specie.
Io credo che le cose stiano in questo modo: l'uomo produce energia attraverso le sue funzioni organiche, così come è possibile trovare energia sotto mille altre diverse forme.
A l'uomo è data la facoltà di poter scegliere come produrre la sua energia, e specialmente a che scopo.
Dei tanti usi che l'uomo può fare della sua energia, si può per semplificazione, iniziare ad individuarne due. Si può emanare energia in termini di aggressività ed energia in termini di amore.
Per aggressività intendo qualcosa che tende ad avanzare, a manifestarsi, mentre per amore intendo quell'energia che è più protratta verso l'essenza meno tangibile del mondo.
L'energia aggressiva modifica le cose materiali che ci circondano, così come lo sono il nostro corpo o il nostro cervello. L'energia amore modifica un livello invisibile che crea relazioni extra-corporali ed è in grado quindi di creare modificazioni cosmiche.
Quindi l'energia aggressiva, quando viene isolata e portata all'estremo, spinge alla violenza, alla morte ed alla distruzione, mentre l'energia amore spinge a sentimenti di fratellanza e di comunione con gli altri così come ad accoppiarsi. Fortunatamente ci è dato poter controllare questa energia, che se controlliamo meno da adolescenti, possiamo controllare meglio da adulti.
E' importante capire che questa è una pura teoria, mi pareva il caso di avanzarla per spiegare suddetto fenomeno, volendo aggiustare a livello concettuale le imprecisioni degli studiosi che mi è capitato di leggere.
Voglio solo far notare che per trattare cose di questo tipo, ho idea che si sia sempre costretti a perdere una piccola parte di verità.

mercoledì 13 giugno 2007

LA VITALITA'

Chi è vitale, sembra avere più fortuna degli altri; spesso affianchiamo l'idea di una persona vitale a quella di qualcuno libero e felice.
Cos'è però la vitalità? Da dove viene quell'energia che spinge ad essere più dinamici, più espansivi, più presenti di altri?
Spesso ci si limita a considerare una persona vitale come qualcuno favorito dalla natura per qualità proprie come una buona salute o un temperamento più energico. Questa considerazione è però vera in parte ed estremamente riduttiva.
Dietro al concetto di vitalità, si nascondono le verità ultraterrene che formano il disegno cosmico che citerò spesso.
Chi è vitale lo può essere per una serie pressoché infinita di ragioni, risulta però che in quell'istante egli metta più a nudo la sua anima e sia più diretto, come se riuscisse a sopraffare tutti gli artefatti culturali e qualsiasi altra cosa lo circondi.
Nel linguaggio corrente, si definisce una persona che affronta qualcosa con molta vitalità e passione, come una persona entusiasta (dal Greco enthousiàzein, essere invaso dalla divinità). Io mi trovo d'accordo con questi Greci che si orientavano verso qualcosa che andava oltre il terreno, perché chi è vitale ha una luce particolare negli occhi che dimostra la sua connessione prossimale al disegno cosmico che fa girare il mondo.
Diciamo che per essere vitale, vi sono diverse strade, i Greci ad esempio avevano individuato un sacco di Dei che potevano ispirare i comuni mortali, mentre per la tradizione Cristiana ci si può affidare allo Spirito Santo.
Ritornando con i piedi per terra sono validi suggerimenti come quello di seguire un maestro, un proprio ideale o uno scopo importante.
Consiglio perciò di tentare di rimanere coerente con ciò che si crede giusto, non rinunciare ad un pensiero individuale, e soprattutto, non avere paura di confrontarsi.
Questo risulta infatti il modo più indicato per realizzare i propri sogni.
Mi preme inoltre ricordare che essere vitale non significa essere in movimento. Ad esempio, si è soliti pensare ai giovani come persone vitali, poiché pieni di energia, con poche responsabilità e molte possibilità. Questa però è una visione anche se auspicabile spesso parziale, poiché molto spesso le potenzialità del giovane vanno a disperdersi nell'immediato ed in definitiva risulta più vitale una persona in pensione rispetto ad un giovane.

martedì 12 giugno 2007

L ' AMORE

La dimensione più bella dell'essere umano. Se ami qualcosa o qualcuno stabilisci la connessione più bella dell'essere umano.
Essa è invisibile ma permette di fare cose impensabili.
In molti dicono che l'economia traina il nostro mondo, ma si sbagliano.
Il mondo lo trainano gli ideali e l'amore; l'economia è lo strumento usato per ordinare la situazione.
Esiste chi ama il denaro in sé, ma non è questo l'elemento chiave per governare il mondo.
Hitler amava la sua razza, per questo è riuscito a fare ciò che ha fatto nel bene e nel male. Mussolini amava la sua terra, così come tanti Americani hanno amato l'America o tanti fedeli hanno amato il Papa.
Al mondo c'è stato chi ama la scienza così come Romeo amava Giulietta oppure chi ama la sua casa a tal modo da non pensare di poter vivere altrove. C'è chi ama un mestiere, c'è chi ama il mare, chi ama se stesso e chi ama un animale.
L'amore per una donna spinge a fare cose impossibili, così come si è sempre detto dell'amore che si prova per i propri figli o per un ideale.
Questo è l'amore, capace di andare oltre alla logica, oltre all'orgoglio personale ed oltre alle piccolezze della vita.
Talvolta questo sentimento non è riconoscibile, poiché la vita ci costringe a nasconderlo, essendo esso troppo puro, potenzialmente pericoloso.
Per amore infatti si fanno anche le più grandi sciocchezze e ci si lascia andare senza preoccuparsi delle conseguenze. Perciò le persone hanno paura di innamorarsi, perché temono le conseguenze che spesso saranno sgradite, temono di essere ferite e spesso finiscono per odiare, perché amare è difficile e quando non si ama più, spesso si odia e di conseguenza ci si fa del male.
Come mai è così difficile amare? Cosa impedisce due persone di amarsi?
Si può dire generalmente che le cose “vanno male”, ma possiamo notare che questo si traduce in due situazioni principali.
La prima è la convinzione di stare vivendo con qualcuno che ti fa sprecare il tuo tempo, con qualcuno che non ti porterà ad essere migliore secondo le tue convinzioni o quelle degli altri. Hai paura di peggiorare, di perdere le virtù che hai, di cambiare in peggio e ti senti di non poter sopportare qualcuno che consideri per molti aspetti peggio di te.
La seconda è quando, per contrario, si è convinti di non avere un futuro perché l'altra persona è meglio in determinati aspetti, e ci si sente privi di fiducia in se stessi, portando ad una crisi di coppia.
All'interno di queste due situazioni, risiedono tanti problemi che portano al distacco: problemi economici, di prestigio sociale, estetici, di salute, morali, sessuali, domestici (disordine o non curanza dell'igiene) ed infine problemi di fiducia verso l'altro.
Così possono fuoriuscire svariati comportamenti che non necessariamente sono propri delle persone prese singolarmente: si diventa irascibili, superficiali o chiusi in se stessi, si accentuano alcuni difetti, si è gelosi o scontenti.
La vita di coppia, così come maggiormente la vita familiare, riflette tutti i problemi della vita, si potrebbe comparare le vicissitudini che attraversa una famiglia agli stessi problemi che deve affrontare un intera civiltà. Per questo motivo, l'amore va coltivato nel profondo, perché sia ben radicato e sopporti le avversità della vita.
Un ulteriore complicazione è rappresentata dal fatto di poter essere anche soffocati dall'amore. Se si ama l'altro incondizionatamente più di se stessi e di ogni altra cosa, gli si permetterà di poter agire in qualsiasi modo, e si romperà un equilibrio che ci porterà ad essere soggetti pericolosamente passivi.
Preferisco invece evitare di dare troppa importanza all'aspetto prettamente fisico dell'amore: una chiavata è in sé una chiavata, sono i sentimenti delle persone che contano, siano essi buoni o meno. Quando ci si fissa troppo, ci si allontana dall'amore, andando spesso incontro a perversioni pornografiche od a rapporti carnali fini a se stessi, traducendo il tutto in piaceri equiparabili a quelli di una buona forchetta che consuma un piatto di tortellini.

lunedì 11 giugno 2007

Le frasi che ti si stampano in mente

Domani scriverò qualcosa di un pò più meditato. Oggi mi limito a commentare un elenco di canzoni italiane.

Ci sono parole che si appoggiano alla musica leggera italiana in modo da creare un armonia speciale; il risultato è un messaggio potente e degno di ammirazione. Magari la canzone in sè non è neppure un granchè, ma quella frase cantata con sentimento ti stupisce e ti rimane impressa nella memoria anche se la canzone non la conosci. Io le considero veri e propri virtuosismi.

1 "In questo girotondo d'anime, chi si volta è perso e resta qua” Gianluca Grignani
Già, la vita è dura ed orientarsi in mezzo al caos è spesso difficile.
2 “Liberi, liberi siamo noi, però liberi da che cosa, chissà cos'è?... Chissà cos'è?” Vasco Rossi
Della libertà come concetto ho già parlato. Qui credo che Vasco, dopo aver trasgredito tutto ciò che poteva, si sia trovato un pò smarrito.
3 "Felicità: è tenersi per mano, andare lontano la felicità...è il tuo sguardo innocente in mezzo alla gente la felicità... è restare vicini come bambini la felicità” Albano Carrisi
Albano, uomo con i valori di una volta, cerca di esprimere in una canzone la felicità. Io l'ho fatto nel blog e con il doppio di parole non ho reso l'idea altrettanto bene.
4 "Quello che volevo come sempre non c'è, solo un po' d'amore che diventa polvere, almeno fosse stata magica, la buttavo su di te... invece ho in mano una lettera, due rose e una canzone ancora da scrivere... E non mi riesce facile parlare di questo soprattutto adesso, soprattutto adesso... che non c'è...che non c'è...” Lunapop
La malinconia di chi cerca l'amore e non lo trova. Parlerò dell'amore e degli altri temi di queste canzoni un pò alla volta.
5 "Questo è l'ombelico del mondo, è qui che nasce l'energia, centro nevralgico dell'universo, è da qui che parte ogni nuova via, dalle province del grande impero sento una voce che si sta alzando, questo è l'ombelico del mondo e noi stiamo già ballando” Jovanotti.
Lorenzo è forse il cantante che mi piace di più, anche se per la metà dei testi che ha scritto mi trovo in netto disaccordo. La carica che viene dall'ombelico del mondo è innegabile.
6 " E ho buttato via i pensieri via la noia e il magone, li ho buttati tutti quanti dentro ad un bidone, e fuoco col kerosene” Negrita
La rabbia di chi cerca di sopravvivere senza voler cambiare. Notevole.
7 “Quando indietro non si torna, quando l'hai capito che, che la vita non è giusta come la vorresti te” Luciano Ligabue
Accettazione della grandezza del mondo. Ligabue in una frase.
8 "Io non sono nero, io non sono bianco, io non sono attivo, io non sono stanco, io non provengo da nazione alcuna, io si, io vengo dalla luna". Caparezza
Basta con le etichette.
9 “Se potessi aver, mille lire al mese, senza esagerare sarei certo di trovare tutta la felicità” Gilberto Mazzi. Tradotta in Euro da Daniele Silvestri.
Forte.
10 "Questo ricordo non vi consoli, quando si muore, si muore soli” Fabrizio De Andrè
Qui ci sarebbe troppo da dire. Ma cosa vuoi parlar di morte...
11 “Ma come fai a non capire, è una fortuna, per voi che restate a piedi nudi a giocare nei prati, mentre là in centro respiro cemento” Adriano Celentano.
Non facciamoci troppo prendere dal progresso.
12 "Cerco un centro di gravità permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente, avrei bisogno di...” Franco Battiato
di stare un pò zitto forse. Al di là della battuta considero Battiato un vero artista. Può non piacere ma un artista rimane.
13 “Io penso positivo perché son vivo e finché son vivo, niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare” Jovanotti
Lo dice anche Berlusconi che l'ottimismo è un dovere.
14 "Lasciatemi cantare perchè ne sono fiero, sono un italiano, un italiano vero.” Toto Cutugno
Il sentimento della patria ci vuole.
15 "In bilico, tra santi e falsi dei, sorretto da un insensata voglia di equilibrio, e resto qui sul filo di un rasoio, a disegnare parole che oggi ho steso e mai dirò” Negramaro
Per me inquadra molto bene la contemporaneità.
16 "Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po', e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò” Lucio Dalla
Dalla riesce ad essere serio anche se spesso parla con la semplicità di un bambino. Lodevole.
17 “A noi che siamo gente di pianura, navigatori esperti di città, il mare ci fa sempre un po' paura, per quell'idea di troppa libertà” Umberto Tozzi – Giancarlo Bigazzi - Raf
Qua è racchiusa la sensazione di far parte di una civiltà che si è staccata dalla semplicità del mondo. Bellissima.

Buon inizio settimana

P.S. Se un giorno qualcuno me ne dovesse consigliare una bella da poter aggiungere, la aggiungerei. 17 porta sfortuna.

domenica 10 giugno 2007

Arthur Fonzarelli ed Happy Days

E' da una settimana che scrivo su questo blog.

Ho deciso che la faccia di Fonzie sarà sempre lì in alto dove la si può vedere adesso, non la toglierò e probabilmente non aggiungerò altre foto nei futuri post.
Tengo a precisare, come si è potuto vedere, che questo blog non riguarda la serie televisiva "Happy days" ma è un "quaderno degli appunti" dove mettere per iscritto le idee e confrontarle con chi ne avesse voglia.
The Fonz starà lì come una specie di porta fortuna, senza nulla voler togliere al grandissimo personaggio.
Prima di chiudere il discorso mi pare però doveroso dedicare un pò di tempo a questa sit-com che ha rivoluzionato la televisione e intrattenuto milioni di persone.
La serie ha avuto tantissime imitazioni, ha coniato dei modi di dire e vanta tutt'ora numerosi fan-club da tutto il mondo.
Il successo della serie va ricercato nella bravitù degli attori, anche se l'idea di fare una commedia degli anni 50 piacque un sacco essendo stati anni stupendi per l'America: tutto sembrava avere allora un armonia ed un ordine così come la nazione sembrava essere il bene assoluto; l'esempio da seguire per tutto il mondo.
Per dirla in breve, è la storia di una famiglia americana dei tardi anni 50 alle prese coi problemi quotidiani della vita.
Se non si fosse dato ampio spazio agli amici dei due figli (in primis Arthur Fonzarelli), il successo sarebbe stato molto diverso.
Non mi considero "fan" di "happy days" così come non nascondo la mia ammirazione e simpatia nei confronti dei diversi personaggi: Fonzie, Arnold, Al, il padre Howard, la madre Marion, Ralph, Rickie erano tutti attori in gamba.
La serie poi era ben fatta: ritmo sostenuto, dialoghi e battute densi di significato, non ci si annoiava pur non assistendo ad amplessi, spogliarelli od a persone assassinate.
So che i tempi cambiano, ma le serie che hanno fatto negli anni recenti sono qualitativamente molto peggio: i dialoghi sono monotoni e sembrano prese in giro del telespettatore. L'introspezione dei personaggi è poi portata al parossismo, e capita così di assistere a dei dialoghi pesantissimi contemporaneamente ad un primo piano dell'attore al quale puoi contare anche i peli del naso.
Per quel poco che so, mi sembra che ci sia comunque stata un inversione di tendenza, e che in Italia ci sia modo di guardare anche serie televisive valide, come mi sembra siano i programmi ideati da Luca e Paolo.
Detto questo, aggiungo un paio di collegamenti per chi volesse avere maggiori delucidazioni :

http://www.sitcomsonline.com/happydays.html

http://www.happydaysitalia.net

P.S. Guardando il secondo sito internet, date un occhiata alle frasi più celebri di Fonzie.

sabato 9 giugno 2007

Le 7 meraviglie del mondo

Il post di oggi spezza la successione di riflessioni personali sulla vita per dare posto ad un argomento di attualità che mi interessava particolarmente.

Le 7 meraviglie di questo mondo.

Nel mondo antico le costruzioni umane più degne di ammirazione sono considerate: i giardini pensili di Babilonia, Il colosso di Rodi, Il mausoleo di Alicarnasso, il tempio di Artemide ad Efeso, il faro di Alessandria in Egitto, la statua di Zeus ad Olimpia e la piramide di Cheope a Giza.
Purtroppo l'unica meraviglia rimasta è la piramide Egizia che vista dal vivo provoca a dir poco imbarazzo; le altre meraviglie non sono state in grado di resistere al giudizio del critico più importante: il tempo.
Sembra che tra un mese si andrà a decidere quali sono le 7 meraviglie del mondo moderno. Probabilmente assisteremo all'invasione di questa notizia in tutti i telegiornali mondiali, ed in effetti questa scelta condizionerà non poco lo sviluppo del turismo di un paese nonchè il suo prestigio internazionale.
Penso solo a quelle persone che non si sentiranno soddisfatti prima di aver visto le 7 meraviglie del mondo moderno nella loro vita ( e fidatevi che ce ne saranno ).
Il mio augurio è quello che i critici agiranno con obbiettività e coscienza e soprattuto non per accontentare i paesi che hanno meno in termini economici, ma pensando davvero allo stupore che un artefatto dell'uomo suscita una volta che gli si è di fronte: questa è una mervaglia.
Mi pare che già nelle selezioni avvenute si sia partiti male se compaiono i giaroni di Stonehenge o i Moai dell'isola di pasqua e non cattedrali come quella di Burgos o San Pietro a Roma.
Così come il Cristo redentore Brasiliano pur essendo altamente simbolico non mi pare abbia nessun diritto di essere definito come una meraviglia.
Siamo seri. Questa non sarà la selezione delle più meravigliose costruzioni presenti attualmente sulla terra, sarà piuttosto il riconoscimento delle icone più rappresentative di alcuni paesi.
Probabilmente i critici si difenderanno con la solita teoria per la quale è giusto considerare anche le cose nel loro contesto, non mi dite però che suscita più meraviglia un giarone piuttosto che la cappella sistina.
Detto questo, io che delle 21 opere "finaliste" ne ho viste solo quattro, non posso fare altro che aspettare la decisione dei giudici internazionali.

venerdì 8 giugno 2007

LA RICERCA DELL'AMORE

L'amore. La dimensione più bella dell'essere umano. Se ami qualcosa o qualcuno stabilisci la connessione più bella che esista.
Essa è invisibile ma permette di fare cose impensabili.
In molti dicono che l'economia traina il nostro mondo, ma si sbagliano.
Il mondo lo trainano gli ideali e l'amore; l'economia è lo strumento usato per ordinare la situazione.
Esiste chi ama il denaro in sé, ma non è questo l'elemento chiave per governare il mondo.
Hitler amava la sua razza, per questo è riuscito a fare ciò che ha fatto nel bene e nel male. Mussolini amava la sua terra, così come tanti Americani hanno amato l'America o tanti fedeli hanno amato il Papa.
Al mondo c'è stato chi ama la scienza così come Romeo amava Giulietta oppure chi ama la sua casa a tal modo da non pensare di poter vivere altrove. C'è chi ama un mestiere, c'è chi ama il mare, chi ama se stesso e chi ama un animale.
L'amore per una donna spinge a fare cose impossibili, così come si è sempre detto dell'amore che si prova per i propri figli o per un ideale.
Questo è l'amore, capace di andare oltre alla logica, oltre all'orgoglio personale ed oltre alle piccolezze della vita.
Talvolta questo sentimento non è riconoscibile, poiché la vita ci costringe a nasconderlo, essendo esso troppo puro e di conseguenza potenzialmente pericoloso.
Per amore infatti si fanno anche le più grandi sciocchezze e ci si lascia andare senza preoccuparsi delle conseguenze. Perciò le persone hanno paura di innamorarsi, perché temono le conseguenze che spesso saranno sgradite, temono di essere ferite e spesso finiscono per odiare, perché amare è difficile e quando non si ama più, spesso si odia e di conseguenza ci si fa del male.
Come mai è così difficile amare? Cosa impedisce due persone di amarsi?
Si può dire generalmente che le cose “vanno male”, ma possiamo notare che questo si traduce in due situazioni principali.
La prima è la convinzione di stare vivendo con qualcuno che ti fa sprecare il tuo tempo, con qualcuno che non ti porterà ad essere migliore secondo le tue convinzioni o quelle degli altri. Hai paura di peggiorare, di perdere le virtù che hai, di cambiare in peggio e ti senti di non poter sopportare qualcuno che consideri per molti aspetti peggio di te.
La seconda è quando, per contrario, si è convinti di non avere un futuro perché l'altra persona è meglio in determinati aspetti, e ci si sente privi di fiducia in se stessi, portando ad una crisi di coppia.
All'interno di queste due situazioni, risiedono tanti problemi che portano al distacco: problemi economici, di prestigio sociale, estetici, di salute, morali, sessuali, domestici ed infine problemi di fiducia verso l'altro.
Così possono fuoriuscire svariati comportamenti che non necessariamente sono propri delle persone prese singolarmente: si diventa irascibili, superficiali o chiusi in se stessi, si accentuano alcuni difetti, si è gelosi o scontenti.
La vita di coppia, così come maggiormente la vita familiare, riflette tutti i problemi della vita, si potrebbe comparare le vicissitudini che attraversa una famiglia agli stessi problemi che deve affrontare un intera civiltà. Per questo motivo, l'amore va coltivato nel profondo, perché sia ben radicato e sopporti le avversità della vita.
Un ulteriore complicazione è rappresentata dal fatto di poter essere anche soffocati dall'amore. Se si ama l'altro incondizionatamente più di se stessi e di ogni altra cosa, gli si permetterà di poter agire in qualsiasi modo, e si romperà un equilibrio che ci porterà ad essere soggetti pericolosamente passivi.
Preferisco invece evitare di dare troppa importanza all'aspetto prettamente fisico dell'amore: una chiavata è in sé una chiavata, sono i sentimenti delle persone che contano, siano essi buoni o meno. Quando ci si fissa troppo, ci si allontana dall'amore, andando spesso incontro a perversioni pornografiche od a rapporti carnali fini a se stessi, traducendo il tutto in piaceri equiparabili a quelli di una buona forchetta che consuma un piatto di tortellini.

giovedì 7 giugno 2007

LA RICERCA DELLA FELICITA'

Credo che ricercare la felicità sia per l'uomo la cosa più utile e più bella da fare.
Essa rappresenta lo stato emozionale più ambito, stato che purtroppo si rivela estremamente precario, almeno se mi è concesso di parlare in prima persona.
E' facile descrivere la felicità, meno facile risulta essere cercare di comprenderla a pieno, pur essendo molti quelli che hanno provato a ragionarvici sopra.
Freud propose ad esempio di intendere l'energia vitale dell'uomo, che egli identificò con il nome di libido, regolata in base ad un principio detto del piacere. In questo modo egli rientrò in un ottica filo-genetica, simile ad esempio a quella degli evoluzionisti che affiancano il concetto di energia vitale ai meccanismi di aggressività.
In altre parole, per Freud si cerca il piacere perché e l'essenza della vita, spesso però non si può raggiungere per motivi correlati alla civiltà circostante od a nostre incapacità; così è la vita.
Può però sorgere spontaneo chiedersi se la felicità ed il piacere siano la stessa cosa.
Seguendo un approccio filosofico, ritroviamo il piacere al primo posto della vita dell'uomo nelle dottrine edonistiche e la felicità come massima aspirazione di vita in quello che è stato definito eudemonismo.
Aristotele ad esempio intendeva la felicità come un senso di appagamento maggiore del piacere, essa innalzava l'animo e liberava l'ingegno, quindi fermarsi al piacere immediato significava spesso rinunciare alla felicità.
Volendo riportare il concetto di felicità ad una visione terrena piuttosto che metafisica, il lavoro di Freud risulta perciò abbastanza riduttivo, perché la felicità va “al di là del principio del piacere” e fa parte di quella dimensione inconscia che è per lo stesso Freud regno dell'illogica, regno al di fuori di tutte le sue teorie meccanicistiche, regno che viola il principio di non contraddizione e che viene esaminato anche tramite i sogni.
Ora io credo che non si possa pretendere di trattare un emozione come la felicità esaminandola logicamente, Freud aveva ragione sotto questo punto di vista, si sbagliava forse a non capire che alcuni sentimenti vanno curati con altri sentimenti.
La felicità, ripeto, non ha logica: so che attualmente i neurologi hanno trovato l'area del cervello maggiormente coinvolta quando si presenta questa emozione e che ci sono precise reazioni chimiche imputate al suo manifestarsi.
Anche se attraverso le droghe od i farmaci psicoattivi si è in grado di produrre felicità, questo non significa aver capito cosa risiede dietro alle dinamiche della felicità, avere colto il segreto per essere davvero felici al mondo. Le persone più felici di questo mondo sembrano essere quegli ebeti con qualche deficit cerebrale, che hanno stampata in volto una gioia invidiabile, che non hanno nemmeno una precisa consapevolezza del mondo: questo dovrebbe farci riflettere.
Non credo che per essere felici sia necessario diventare subnormali, penso semplicemente che spesso l'intelletto ci porta ad offuscare i sentimenti.
Seguendo la saggezza popolare, possiamo carpire alcuni consigli: “chi si accontenta, gode” che più o meno riflette anche una filosofia di stampo Buddista oppure “prima il dovere e poi il piacere”, come diceva mio padre. Seneca consiglia di essere saggi e distaccarsi dalle passioni onde raggiungere le virtù. Buon consiglio se egli stesso non predicasse bene ma razzolasse male... quando si dice “lo spirito è forte ma la carne è debole”!
Per la chiesa la felicità vera è dopo la morte, quindi uno potrebbe auto-flagellarsi tutta la vita o annoiarsi tutta la vita a morte e stare tranquillo, tanto dopo la morte inizia la felicità vera. A Roma però si dice Che “Tranquillo, è morto inculato” come se tranquillo fosse il nome di una persona vera. La frase però rende l'idea e difatti mi sento più di fidarmi di Gesù che dice “non vi chiedo sacrifici, ma misericordia”, che faceva i suoi giretti, si beveva un po' di vino e si faceva lavare i piedi dalla Maddalena.
Mica ti riesce sempre però di ascoltare Gesù, specialmente se vuoi essere felice ti sembra spesso di muoverti nella direzione opposta. Poi, voglio dire, Gesù è nato quando non esistevano i satelliti, i cellulari, internet, la televisione, gli aerei, la plastica, lo smog, l'effetto serra, gli OGM, la borsa valori, l'anagrafe, l'America, la bomba atomica e soprattutto l'emancipazione femminile. Non è sempre così facile attualizzare la faccenda.
Allora seguiamo il consiglio più importante: ama il prossimo tuo come te stesso. Buon consiglio, amare fa essere felici, questo è vero. Quando sono stato innamorato ero davvero al settimo cielo.
La questione però non è nemmeno qui sempre facile, a volte l'amore è difficile da mantenere vivo davanti a mille difficoltà, per contrario altre volte invece metti l'amore al primo posto e ci rimani male. Guarda i figli dei fiori che predicavano pace e amore, scopavano in giro qua e là e si fumavano delle canne. Ci vuole misura anche in questo e non è semplice, specialmente quando vivi in mezzo a tanti.
Ad ogni modo mi sembra di aver reso l'idea, amare, anche se è difficile, è un buon modo per essere felici.

mercoledì 6 giugno 2007

LA MIA LIBERTA'

Mi parlano di libertà...
Libertà quando dal momento in cui nasci sei schedato.
Libertà quando dal momento in cui impari a parlare decentemente sei obbligato ad andare a scuola.
Libertà quando sei controllato dai dottori obbligatoriamente, sottoposto a vaccinazioni e test di intelligenza imposti.
Libertà, quando quasi chiunque può sapere quanti soldi hai in banca.
Libertà quando ti possono controllare ogni telefonata che fai.
Libertà quando devi dichiarare agli altri se possiedi un animale ed installare un microchip sotto la pelle del tuo cane.
Libertà quando di fatto non puoi nemmeno accendere un fuoco sulla tua terra.
Libertà quando se regali anche solo una penna da 5 Euro sei obbligato a denunciarlo al fisco.
Libertà quando dopo esserti convinto di come è bello fumare non ti è più permesso farlo in un luogo pubblico.
Libertà quando per usare un automobile hai mille regole e se fai qualcosa che può essere anche contro il tuo presunto interesse personale ti tolgono la possibilità di guidare.
Libertà quando per alzare un muro dentro casa tua devi chiedere il permesso al tuo comune.
Libertà quando per legge non ti puoi nemmeno ammazzare.
Questa non è libertà.
Libero e colui “che non è soggetto all'altrui autorità, che può agire senza costrizioni morali e materiali”
Ho sempre pensato che la libertà fosse la cosa più bella del mondo. La possibilità di svilupparmi seguendo la parte più autentica di me, comportarmi come voglio e come sento più giusto e naturale, fare le cose che ho più voglia di fare, senza preoccuparmi delle conseguenze e di ciò che mi circonda.
Purtroppo però la pura libertà è un utopia. Chi può vivere completamente libero? Credo nessuno.
Da quando si nasce non si può avere ciò che si vuole e non si è affatto liberi perché si è dipendenti da una figura adulta, solitamente quella materna, che offre sostentamento e protezione. Il nostro carattere viene plasmato a seguito di ciò. Così è la vita.
Dopodiché si attraverseranno diverse cose che non ci piacciono e dovremo farcele piacere. Ti obbligheranno ad alzarti presto per andare in un posto grande dove ci sono tanti bambini, ti metteranno seduto di fianco ad uno come te e vi metteranno tutti in riga per stare a sentire un grande. Non avrai scelta.
Potrai anche lamentarti fino all'inverosimile sperando che ci sia un modo alternativo, ma non ci sarà. Ci potrebbe forse essere la possibilità ma la regola scuola è troppo importante nel mondo dei “grandi” e nella tua famiglia, così ti dovrai rassegnare.
E così ti abituerai a tante cose, capirai che a volte è naturale ed altre meno e che ci sono tante regole che tu non conosci e che ci sono tante regole che tu non saprai nemmeno chi le ha fatte, ma dovrai obbedire e basta.
Disobbedire non serve sempre, anzi, spesso serve solo a fare incazzare quelle persone che vivono con quelle stesse regole od i tuoi familiari. A volte vorresti ammazzare tutti ma non puoi perché sono più forti di te e comunque hai un sentimento che ti frena. L'unica cosa che ti rimarrebbe per sfuggire a questo calvario sarebbe ammazzarti ed ogni tanto ti domandi se non ne valga la pena.
Così cresci ed impari che cosa è la pazienza, cosa che ti servirà innumerevoli volte nella vita.
E la libertà dove è finita?Allora penserai che ti stanno fregando e che per andare avanti dovrai almeno un po' cambiare perché libero non lo sarai mai.
Così penserai che se almeno non potrai essere proprio libero, sarà per lo meno auspicabile che si rinunci a ciò in virtù di qualcosa di giusto, di buono.
Spererai che queste cose servano per entrare nel mondo dei “grandi” con facilità, e che poi sarà tutto più semplice.
Tutto chiaro, si diventa grande e sarà facile: farò un lavoro che mi piace tipo il giardiniere, mi danno i soldi, trovo una donna che si innamora di me con un viso dolcissimo e due gran tette, divento una persona intelligente e rispettata da tutti. In questo modo penserai che le cose si sistemino, che anche se non vai troppo bene a scuola non è un problema, perché le cose si sistemeranno e perché ti senti speciale rispetto a tutti.
Bene! Tanti vincoli ma poi ne varrà la pena, farai parte di un mondo incredibilmente importante, quello degli uomini che hanno costruito le Ferrari Testarossa e che sono andati sulla Luna. Evvai! Chi se ne frega della libertà, potrai avere un sacco di cose che altrimenti non potresti neanche sognare: sicurezza, felicità, abbondanza, divertimento!
La vita però è un casino, ci sono troppe faccende che spuntano ogni giorno. Tu cerchi di fare bene ma non sempre ce la fai, quando poi fai bene a volte trovi qualcuno che ti dice che stai facendo male.
Così capisci che alla fine hai rinunciato ad un pezzo di libertà ma la cosa rimane ugualmente difficile, ti fai domande sul giudizio degli altri e capirai che non è importante, poi però capirai che nello stesso tempo lo è perché in mezzo agli altri ci dovrai vivere.
Ti troverai davanti a scelte molto difficili, piene di paradossi che hanno funzionamenti un po' complicati, a scuola ad esempio ti renderai conto del fatto che spesso, più sei bravo e diligente, più è facile prendere delle botte. Capirai perciò che il duro della vita è che c'è sempre qualcuno che ti ostacola e che ti spinge a fare male, nello stesso tempo però scopri che a volte quando quello ti ostacola lo fa perché stai diventando come un robot e così anche se a sbagliare è lui, non ha nemmeno tutti i torti.
Già a scuola ti renderai conto del fatto che le cose non funzionano in modo tanto logico e lineare, e capirai che quello che ti fanno fare non è la cosa migliore in assoluto da fare, ma che però dovrai farlo. Ti accorgerai infatti che a volte gli iper studiosi e diligenti finiscono rinchiusi in biblioteche o a vivere sui libri, cosa che tu non vorresti mai fare, mentre tanti altri molto più scarsi a scuola, diventano imprenditori multimilionari.
A questo punto potrà anche darsi che tu abbia paura del poco di libertà che ti rimane, che tu abbia paura di non riuscire a fare le scelte giuste per questo mondo e che non ti senta all'altezza del tutto.
Capirai di essere limitato e di dover accettare le condizioni materiali e temporali nelle quali ti trovi, così come capirai di avere una visione limitata e parziale del mondo, di avere uno dei tanti approcci alla vita possibili e che spesso non si riescono a definire migliori o peggiori del tuo, ma semplicemente diversi.
In questa controversa faccenda capirai anche che non esiste la pura libertà dell'individuo poiché l'individuo ed il mondo sono strettamente interdipendenti. Allo stesso tempo però arriverai a capire che l'unico modo di analizzare le cose correttamente, è quello di osservare le questioni partendo dall'individuo, poiché nessuno può avere davvero una visione globale del mondo; molto ampia si, ma globale mai.
Bene, avanti con la tua visione parziale delle cose, la tua libertà parziale ed in concreto la tua parziale verità, cercando di stare bene e di seguire quei principi che hai capito ti facciano stare bene e che senti più giusti.
Arriverai spesso al punto di dimenticarti di avere una verità parziale, e crederai che, visto che molti altri la pensano come te, allora sei arrivato ad avere un principio universale.
Sarà un abbaglio perché in terra non esistono verità assolute. Esistono però cose più giuste da fare e da pensare in un determinato momento e ti auguro di riuscire a muoverti in tal modo.
Ti confronterai con una o più religioni che potranno innalzare il tuo pensiero, rendendolo ancora più ampio.
Se ti diranno che seguendo quella religione troverai la piena libertà, non illuderti: finché si ha un corpo, penso non si possa essere mai completamente liberi.
Finché per vivere dovrai mangiare, non sarai mai completamente libero; nel medioevo alcuni asceti si lasciavano morire di inedia, tanto vale allora buttarsi giù da una montagna e facciamo prima.
Arrivato ad essere un adulto, prenderai le ennesime decisioni, consapevole che la completa libertà non esiste, ti sentirai almeno un po' plasmato da quello che hai vissuto e farai il prete oppure ti avvicinerai ad una persona che senti possa essere compatibile, e forse non sarà una donna stupenda con la faccia dolcissima e due gran tette come ti immaginavi, ma te la farai andare bene lo stesso perché saprai di non essere perfetto e che l'apparenza non è poi così importante. Magari farai con lei dei figli e capirai un sacco di altre cose. Magari invece sprecherai il tuo seme in mille modi diversi o diventerai un panzone asessuato. Insomma almeno qui avrai la libertà di fare delle scelte, scelte che però condizioneranno pesantemente la tua libertà.
I tuoi comportamenti e l'ambiente circostante continueranno a modificarti e alla fine sarai una persona con un carattere preciso, con i suoi pregi ed i suoi difetti.
Tutto ciò che hai visto confermerà il fatto che la piena libertà non è possibile, che le cose non funzionano come la canzone di Jovanotti dove “quello che è importante è che al mondo ci sia spazio per qualsiasi espressione di natura”. Ti troverai tu stesso davanti ad un piccolo orto a dover eliminare le erbacce per poter fare crescere carote e zucchine. Realizzerai poi che anche quelle carote e zucchine avranno spazio in natura ancora per poco tempo, perché andranno presto a riempire lo stomaco di qualcuno.
Il mondo quindi ti apparirà più come un grande ciclo dove nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Penserai che più che spazio per tutti, c'è spazio per chi si comporta in un certo modo in linea con questo ciclo. Infatti, non ci sarà sempre spazio per il più forte, e la soluzione non sarà nemmeno quella di adattarsi più in fretta ai cambiamenti: ci sarà spazio per chi coglie i principi più naturali, riuscendo ad elevarsi e ad applicarli.
Nella Bibbia troverai un sacco di consigli utili su come si deve fare per crearsi uno spazio nel mondo.
Gli ebrei ad esempio seguivano un po' di consigli scritti nell'antico Testamento e di strada ne hanno fatta parecchia, anche senza avere eccezionali qualità. Credo che abbiano anche esagerato, approfittandone nel modo sbagliato, così è nato uno che si chiamava Adolfo e se non era per gli Americani, addio al popolo di Israele. Già, magari nemmeno Hitler aveva poi tutti i torti.
A prescindere da quanto tempo durerà la tua vita, credo che avrai il tempo di pensare ad un po' di queste cose; se non lo farai in questi termini, ti porrai quesiti comunque molto simili e penserai che non è tanto vero che “dove finisce la tua libertà inizia quella dell'altro” così come purtroppo non è sempre possibile dire “vivi e lascia vivere”.

Sono graditi commenti

martedì 5 giugno 2007

Signor Beppe Grillo

Sarò critico.

Sono stato ad uno spettacolo di Beppe a Padova e in tuttà sincerità, ho passato una serata davvero piacevole: Grillo sa entusiasmare, scuote la platea e dice un sacco di cose intelligenti.
Il "Time" lo ha proclamato "eroe" nazionale nel 2005, ed ultimamente (a sentire lui) sembra sia diventato la soluzione ai problemi dell'Italia.

Parliamone.

Con tutto il rispetto, una persona che comincia il suo spettacolo davanti a migliaia di persone dicendo che probabilmente, essendo tornate ad ascoltarlo, non hanno capito proprio un cazzo, la dice lunga sul personaggio.
Il signor Grillo è pieno di contraddizioni.
Vuole diventare rappresentante degli azionisti della telecom, mentre pubblicizza una nuova mini antenna molto più potente, che che sostituirebbe quelle già esistenti e che potrebbe essere installata direttamente dai comuni piuttosto che dalle aziende di telefonia.
Mi pare che già qua si parta male: sono convinto che nel C.d.a. della telecom si siano fatte un sacco di maialate che bisogna far saltare fuori, ma il punto è che se vuoi rappresentare l'azionista, che fondamentalmente le azioni le ha comprate per guadagnare, non puoi nel frattempo proporre una innovazione altamente scomoda per l'azienda, azienda che proprio tu dovresti tutelare in veste di azionista.
Anche sul precariato io non sono affatto d'accordo. I diritti dei lavoratori saranno importanti, ma purtroppo non ci si può lamentare sempre. Bisogna sapersi accontentare, anche se fortunatamente il nostro paese ha raggiunto un livello di civiltà elevato, dobbiamo tenere presente che abbiamo una concorrenza internazionale spietata, e che se i sindacati italiani rompono troppo i coglioni dovranno rendere conto a quello che inevitabilmente succederà in futuro, quando paesi come la Cina e l'India si faranno sentire.
Sulla frase "è immorale che in un paese l'erogazione dell'acqua sia privatizzata" potremmo parlare per dei giorni; io credo semplicemente che questa questione di moralità sparisca velocemente quando un servizio di erogazione risulta migliore privatizzato piuttosto che pubblico.
Dopotutto Grillo è un comico, così può permettersi anche di non avere sempre ragione; l'importante è che continui a fare ridere mantenendo la sua genialità ed intelligenza.
Finirei col ricordare al nostro eroe che dopotutto se in Italia è tutto da rifare, i politici fanno schifo, e non gli sta bene la nostra arretratezza in termini di evoluzione civica, può sempre andare ad abitare in Scandinavia, in uno di quei paesi dove gli abitanti sono convinti di essere protagonisti di Sim City.

lunedì 4 giugno 2007

Talento Nipponico

Voglio rendere omaggio ai Giapponesi.
Qua in Italia i Giapponesi sono sempre stati famosi per essere dei bravi copiatori.
Dopo un attento esame di coscienza, voglio però ringraziare i signori Giapponesi.
L'arte contemporanea non sono per me quei disegni astratti che da 40 anni a questa parte, le persone si sforzano di catalogare, di psicoanalizzare e valorizzare.
L'arte contemporanea è quello che è venuto dal Giappone sottoforma di fumetti - videogiochi e cartoni animati.

L'arte contemporanea è Ken il guerriero di Tetsuo Hara e Yoshiyuki Okamura,
l'arte contemporanea sono i videogiochi della Taito, da bubble bobble in poi, l'arte contemporanea erano i disegni di Akira Toriyama che in undici anni ha disegnato le 9000 pagine di Dragon ball.
Bè non si può dire che il successo sia mancato, mi sembrava però giusto ricordare i loro nomi che troppe volte cadono nel dimenticatoio perchè impronunciabili per la maggior parte degli occidentali.

P.S. Scrivo questa pagina in conseguenza ad un avvenimento importante. Quando avevo 9 anni acquistai un videogioco per il Nintendo 8 -bit, si chiamava "The battle of olympus". non riuscii mai a finire quel gioco perchè non trovai mai un elemento essenziale per poter proseguire. La scorsa settimana navigando in internet sono riuscito a recuperarlo nella versione emulata e sono finalmente riuscito a terminarlo. Non potete immaginare la soddisfazione che ho provato nel finire una cosa che mi aveva fatto dannare sedici anni prima. Consiglio a chiunque si trovi in una situazione simile di fare lo stesso.

Omaggio a the Fonz





Sarò breve.

Fonzie è quello che in tanti avremmo voluto essere. Fonzie è l'uomo che sa come gira il mondo e che non si lascia mai prendere dal panico. Fonzie è Fonzie, gli altri di happy days sono persone banali con i soliti problemi.

Fonzie però è finzione. Fonzie è un attore mezzo ebreo alto un metro e sessanta giunto alla fine della sua carriera, mentre il timido ricky Cunningham è diventato uno dei più acclamati registi di fama mondiale, capace di dirigere film come "A beautiful mind".

Fonzie però rimarrà sempre fonzie, al di là di Henry Winkler, al di là di Ron Howard, Fonzie sarà sempre colui che accendeva il juke box con un pugno mentre tutti gli altri stavano a guardare.

Questo è quanto.

domenica 3 giugno 2007

Prima di tutto

Sarò onesto:

Se la mia vita assomigliasse a quella che vorrei, in questo momento non sarei qua, alle 10 di domenica sera, a scrivere (gratis) i miei pensieri, a persone che pergiunta nemmeno conosco.
A dire il vero a me non piace neppure scrivere. O meglio, lo faccio di tanto in tanto per mettere un pò a posto le idee, per avere nero su bianco i miei pensieri e poterli rivedere in futuro.
Bè, la vita però è difficile, tante volte i tuoi limiti di essere umano ti impediscono di "fare" ciò che vuoi, così ti ritrovi domenica sera alle 10 a scrivere un quaderno di appunti che potrà essere letto da chiunque, con la speranza di trovare gratificazione in qualche persona simile a te.

Oggi prometto che mi impegnerò a scrivere qualcosa di decente su questo quaderno.

Non oggi però.