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giovedì 7 giugno 2007

LA RICERCA DELLA FELICITA'

Credo che ricercare la felicità sia per l'uomo la cosa più utile e più bella da fare.
Essa rappresenta lo stato emozionale più ambito, stato che purtroppo si rivela estremamente precario, almeno se mi è concesso di parlare in prima persona.
E' facile descrivere la felicità, meno facile risulta essere cercare di comprenderla a pieno, pur essendo molti quelli che hanno provato a ragionarvici sopra.
Freud propose ad esempio di intendere l'energia vitale dell'uomo, che egli identificò con il nome di libido, regolata in base ad un principio detto del piacere. In questo modo egli rientrò in un ottica filo-genetica, simile ad esempio a quella degli evoluzionisti che affiancano il concetto di energia vitale ai meccanismi di aggressività.
In altre parole, per Freud si cerca il piacere perché e l'essenza della vita, spesso però non si può raggiungere per motivi correlati alla civiltà circostante od a nostre incapacità; così è la vita.
Può però sorgere spontaneo chiedersi se la felicità ed il piacere siano la stessa cosa.
Seguendo un approccio filosofico, ritroviamo il piacere al primo posto della vita dell'uomo nelle dottrine edonistiche e la felicità come massima aspirazione di vita in quello che è stato definito eudemonismo.
Aristotele ad esempio intendeva la felicità come un senso di appagamento maggiore del piacere, essa innalzava l'animo e liberava l'ingegno, quindi fermarsi al piacere immediato significava spesso rinunciare alla felicità.
Volendo riportare il concetto di felicità ad una visione terrena piuttosto che metafisica, il lavoro di Freud risulta perciò abbastanza riduttivo, perché la felicità va “al di là del principio del piacere” e fa parte di quella dimensione inconscia che è per lo stesso Freud regno dell'illogica, regno al di fuori di tutte le sue teorie meccanicistiche, regno che viola il principio di non contraddizione e che viene esaminato anche tramite i sogni.
Ora io credo che non si possa pretendere di trattare un emozione come la felicità esaminandola logicamente, Freud aveva ragione sotto questo punto di vista, si sbagliava forse a non capire che alcuni sentimenti vanno curati con altri sentimenti.
La felicità, ripeto, non ha logica: so che attualmente i neurologi hanno trovato l'area del cervello maggiormente coinvolta quando si presenta questa emozione e che ci sono precise reazioni chimiche imputate al suo manifestarsi.
Anche se attraverso le droghe od i farmaci psicoattivi si è in grado di produrre felicità, questo non significa aver capito cosa risiede dietro alle dinamiche della felicità, avere colto il segreto per essere davvero felici al mondo. Le persone più felici di questo mondo sembrano essere quegli ebeti con qualche deficit cerebrale, che hanno stampata in volto una gioia invidiabile, che non hanno nemmeno una precisa consapevolezza del mondo: questo dovrebbe farci riflettere.
Non credo che per essere felici sia necessario diventare subnormali, penso semplicemente che spesso l'intelletto ci porta ad offuscare i sentimenti.
Seguendo la saggezza popolare, possiamo carpire alcuni consigli: “chi si accontenta, gode” che più o meno riflette anche una filosofia di stampo Buddista oppure “prima il dovere e poi il piacere”, come diceva mio padre. Seneca consiglia di essere saggi e distaccarsi dalle passioni onde raggiungere le virtù. Buon consiglio se egli stesso non predicasse bene ma razzolasse male... quando si dice “lo spirito è forte ma la carne è debole”!
Per la chiesa la felicità vera è dopo la morte, quindi uno potrebbe auto-flagellarsi tutta la vita o annoiarsi tutta la vita a morte e stare tranquillo, tanto dopo la morte inizia la felicità vera. A Roma però si dice Che “Tranquillo, è morto inculato” come se tranquillo fosse il nome di una persona vera. La frase però rende l'idea e difatti mi sento più di fidarmi di Gesù che dice “non vi chiedo sacrifici, ma misericordia”, che faceva i suoi giretti, si beveva un po' di vino e si faceva lavare i piedi dalla Maddalena.
Mica ti riesce sempre però di ascoltare Gesù, specialmente se vuoi essere felice ti sembra spesso di muoverti nella direzione opposta. Poi, voglio dire, Gesù è nato quando non esistevano i satelliti, i cellulari, internet, la televisione, gli aerei, la plastica, lo smog, l'effetto serra, gli OGM, la borsa valori, l'anagrafe, l'America, la bomba atomica e soprattutto l'emancipazione femminile. Non è sempre così facile attualizzare la faccenda.
Allora seguiamo il consiglio più importante: ama il prossimo tuo come te stesso. Buon consiglio, amare fa essere felici, questo è vero. Quando sono stato innamorato ero davvero al settimo cielo.
La questione però non è nemmeno qui sempre facile, a volte l'amore è difficile da mantenere vivo davanti a mille difficoltà, per contrario altre volte invece metti l'amore al primo posto e ci rimani male. Guarda i figli dei fiori che predicavano pace e amore, scopavano in giro qua e là e si fumavano delle canne. Ci vuole misura anche in questo e non è semplice, specialmente quando vivi in mezzo a tanti.
Ad ogni modo mi sembra di aver reso l'idea, amare, anche se è difficile, è un buon modo per essere felici.

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