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domenica 24 giugno 2007

LA POLITICA

Ho precedentemente trattato di economia, di stati nazionali e di diritti dell'uomo, (vedi post "il denaro") è quindi automatico iniziare un discorso sulla politica.
Economia e politica finiscono sempre per intrecciarsi e solo poche persone se ne disinteressano.
Ora, come dice il mio amico Fabio, la cosa più importante sarebbe agire sul singolo, e mai sulla massa. In altre parole bisognerebbe pensare di più a modificare in meglio se stessi piuttosto che il mondo e gli altri.
Questa è una grandissima verità. Più si pensa con umiltà, più ci si conosce dentro e sarà facile elevarsi ad un livello di virtù e conoscenza maggiore.
Quest'approccio individualistico alla vita non è però sempre facile ed a volte rischia di impedirci di poter vivere una vita serena, soprattutto in una società così schematizzata come la nostra.
Parlando di politica, mi viene da dire che spesso è quasi una scelta obbligata quella di pensare in collettivo ed avvicinarsi ad un pensiero politico. Forse oggi non è così, immagino però che nella storia ci siano stati momenti dove non c'era molta scelta. Il motto del fascismo “O con noi, o contro di noi” la dice lunga sul periodo.
Da quel poco che io conosco, posso dire che nel corso della storia sono state sperimentate praticamente tutte le forme di governo possibile a questo mondo; ci mancherebbero giusto gli alieni ed i robot.
Così, si è assistito a governi da parte di pochi, di molti, del popolo, dei ricchi, dei nobili, dei più forti, dei più saggi, degli Dei, di una razza, di uno stato, dei cattivi, dei buoni, degli uomini e delle donne.
Quale sia in definitiva la forma di governo più giusta è difficile dirlo, non sono convinto che sia per forza la democrazia e preferisco avvalermi anche qua del concetto che non esistano verità assoulte.
Con ciò voglio dire che le dinamiche del mondo creano congiunture per le quali bisogna muoversi in un modo piuttosto che in un altro.
Cos'è giusto fare, dov'è sta la verità, non è sempre così semplice, nonostante ciò, nonostante io sia un po' relativista, capisco che le scelte vanno prese e che nel farlo occorre coerenza.
Perciò l'individuo che sta in politica dovrà compiere la stessa ricerca della verità che attua per se stesso a dimensione di polis, cercando ugualmente di perseguire il bene di persone che hanno impostato la loro vita in senso molto diverso dalla sua.
La cosa sembra complessa, anche se a dire il vero, nelle democrazie ,è spesso semplice, poiché i politici, sono forti di agire appoggiati da un gran numero di persone e si sentono de- responsabilizzati.
Già, le responsabilità di governo sono pesanti, difatti, mi pare che da quando l'uomo ha scoperto la bomba atomica, in pochi se la sentono di governare paesi interi, le monarchie restanti sono infatti per lo più rappresentative, e gli unici paesi dove di fatto ci si trovava di fronte ad una dittatura (ironicamente proprio quei paesi che sarebbero dovuti essere governati dal popolo), stanno sgretolandosi lentamente.
La situazione è diventata più seria, nessuno si sente più di poter essere a capo di tutte le decisioni di uno stato, anzi l'importanza di stato ed il sentimento di identità nazionale sta affievolendosi per lasciare spazio all'economia ed all'ordine interno. Le guerre, che una volta non erano poi tanto malviste, (si diceva: “se vuoi la pace, preparati alla guerra”) sono diventate una cosa lontana dal desiderio chi chiunque. Einstein aveva profetizzato chiaro ciò che sarebbe potuto accadere in futuro con la scoperta delle armi nucleari e le persone sono terribilmente spaventate in merito.
Così non più conquiste territoriali, ma tensioni all'interno delle società per le differenze economiche , di classe.
In poche parole, attualmente i politici di tutto il mondo sono piu che altro impegnati a decidere se essere “progressisti” o “conservatori” o se essere come in Italia più “di sinistra” o più “di destra”.
Io stesso più volte mi sono chiesto se fosse umanamente più giusto essere di sinistra o di destra.
Pensando all'Italia come una grande famiglia ho pensato che in realtà avesse ragione la sinistra, perché non è giusto accettare di far parte di un governo, essendo individualisti al massimo, guadagnando magari senza preoccuparsi minimamente di chi ci sta vicino e permettendo che si creino differenze così spropositate dove alcuni non hanno nulla ed altri hanno miliardi di Euro. Il discorso direi che non fa una piega. Il problema è però che non si può pensare all' Italia ed allo stato come una grande famiglia perché essa è troppo eterogenea e troppe sono le cose che tu, cittadino, non puoi controllare. Per questo motivo è più giusto pensare alla propria famiglia e rispettare gli altri e lo stato con correttezza ed onestà, pensandoli però sempre come “altri”e non come la tua famiglia.
Per capire meglio la situazione porrei a confronto gli aspetti salienti delle due mentalità:
Per la mentalità di sinistra, bisogna porre in evidenza come gli uomini siano della stessa specie, si capiscano tra loro, siano bisognosi degli altri quanto animali sociali e che per dare il meglio di loro stessi i singoli debbano rinunciare ad una parte di loro per costruire in gruppo.
L'uomo di sinistra dovrebbe poi tendere ad essere altruista (già, soprattuto con ciò che non è suo), empatico e preoccupato che non vi siano troppe ingiustizie tra le persone; seguendo questa mentalità si sono sviluppate teorie per le quali il contesto è la cosa più importante nell'educazione e nella crescita di una persona, e che analizzano un individuo come prodotto del suo contesto.
Parole chiavi per la sinistra possono essere:
Comune, sociale, popolo, fratellanza, uguaglianza.
La mentalità di destra mantiene in primo piano l'importanza dell'individualità; il singolo è infatti libero di fare ciò che vuole e se entra in contrasto con la libertà degli altri, ci si rimetterà alle leggi sviluppate per l'occorrenza. E' importante perciò tutelare l'individuo perchè possa crescere senza impedimenti degli altri, coronando i propri sogni e le sue capacità, anche se questo dovesse comportare un raffreddamento dei rapporti umani ed uno squilibrio di potere tra i cittadini. Questo approccio alla vita rimanda di più ad una sorta di provvidenza e di corso naturale degli eventi dove il libero arbitrio dovrebbe contare di più del contesto. La destra ha fatto della libertà il suo cavallo di battaglia, volendo ricordare lo stato di sottomissione e prigionia nel quale si sono trovati i cittadini delle repubbliche comuniste, schiacciati da uno stato onnipotente ed incapace. C'è da dire però, che attualmente, nel nostro paese, la libertà si avvicina forse più ai partiti di sinistra, che stanno liberalizzando le varie licenze, le droghe ed accettano senza remore qualsiasi tipo di condotta sessuale.
L'uomo di destra è invece più attento al rispetto della persona come singolo, Si preoccupa innanzitutto di se stesso e cerca di comportarsi in modo di valorizzare le scelte delle persone che si distaccano dagli altri, sopratutto quando stanno perseguendo obbiettivi apprezzabili.
Le parole chiave che definirebbero la destra sono libertà, individuo, singole capacità e differenze, meritocrazia.
La mia scelta di essere più vicino ad un pensiero di destra è dovuta al fatto del differenziare di più ciò che è giusto da ciò che è sbagliato: premiare di più chi fa bene responsabilizzando maggiormente i singoli e le loro capacità.
Nonostante ciò ammetto che si siano verificate situazioni spiacevoli anche nelle società prettamente capitaliste dove spesso viene a mancare l'amore nei rapporti umani. Sono spinto perciò a pensare che molti atteggiamenti di sinistra siano reazioni sicuramente non lecite, ma quasi fisiologiche, così come ciò che è avvenuto in Italia dopo il 68.
Così la soluzione perfetta a queste due mentalità imperfette è sembrata quella di mettersi in mezzo.
In Italia abbiamo provato ad affiancare il partito di centro alla religione; la Democrazia Cristiana, sembrava rappresentare abbastanza bene l'identità del paese, unendo la libertà dell'individuo e dell'economia ad una tutela delle fasce più deboli e della cultura, il tutto sotto la supervisione della morale cristiana. Purtroppo però anche qui le cose non sono funzionate per il meglio: si sono verificate le maggiori ruberie e la democrazia Cristiana si è dimostrata incapace di fronteggiare le congiunture economiche globali del tempo.
Adesso siamo in presenza di due grandi coalizioni, che difficilmente riescono ad avere iniziative che smuovono il paese. Tutta la politica attuale sembra molto statica e si dà peso ad i fatti di minore importanza.
Chiudo il discorso ponendo in evidenza il fatto che come paese non possiamo lamentarci eccessivamente per come stiamo, più che altro ci si potrebbe lamentare perché manchiamo un po' di lungimiranza, essendo un po' spaesati da questa globalizzazione e tutte queste innovazioni.

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