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venerdì 5 ottobre 2012

Perchè mi piace la lingua Italiana ma non mi piace Dante Alighieri

Dante Alighieri è considerato il sommo poeta della lingua Italiana. Si pensa che la lingua italiana sia derivata dal dialetto toscano, od illustre dialetto fiorentino, perchè nei secoli si è deciso di preferire la lingua parlata da Dante, Petrarca e Boccaccio, ad altre forme diciamo di "volgare italiano", come quelle parlate più a Nord o più a Sud, che avevano comunque una loro produzione letteraria.
In particolare i poeti alla corte di Federico II ed il dolce stil novo vennero soppiantati dalla lingua usata poi dalla accademia della Crusca.
Questo lo prendo come dato di fatto, e comunque quel volgare italiano non era poi tanto volgare italiano, nel senso che il popolo d'Italia nella sua totalità aveva idiomi molto più eterogenei, e quella lingua non era usata realmente dal volgo ovvero dal popolo, di tutte le regioni, come in regioni del Nord Italia che avevano un linguaggio, ovvero un dialetto, dove il substrato celtico era più presente, o come la Sardegna, che era rimasta più legata al Latino.
Così io non ho compreso appieno tutte le dinamiche mediante le quali si è affermata la lingua italiana, ma immagino che nel rinascimento, menti illuminate, abbiano puntato tutto sulla produzione dei testi in quell'Italiano derivato dall'illustre dialetto Fiorentino, essendo stata probabilmente Firenze il maggior splendore d'Italia in quegli anni. Questo processo di assimilazione della lingua ha in realtà richiesto diversi secoli, difatti fino alla fine dell'ottocento, oltre ad esserci un tasso di analfabetismo significativo, la maggior parte della popolazione Italiana era legata più a dialetti locali, situazione che si protrasse fino all'inizio del '900. Fu infatti dal secolo scorso che la lingua Italiana come la si conosce si diffuse davvero al popolo Italiano nella sua totalità, prima era una lingua più per letterati, studiosi e borghesi o comunque per persone che avevano a che fare di sovente con le istituzioni e la Chiesa. Quando si studia adesso l'Italiano a scuola si è portati a credere che spontaneamente le persone abbiano scelto di parlare l'Italiano che "si impose" e venne giudicato più utile delle altre lingue. Ma quel "si impose" sembrerebbe quasi testimoniare un autonoma volontà di un linguaggio scritto, che in realtà non esiste, per quanto esso possa essere affascinante. Sono le persone che scelgono quale lingua parlare, e non la lingua stessa che sceglie che le persone la parlino.
Quindi "si impose" o non è in realtà riferito all'Italiano, ma è riferito ad un gruppo di persone fautori della lingua, e sarebbe più corretto da parte loro dire "lo si impose", oppure attribuisce ad una lingua, una volontà che è mendace per quanto essa possa risultare affascinante, ricca, potente, e precisa. Una lingua non ha la facoltà di imporsi, un gusto musicale non ha la facoltà di imporsi, una moda di abbigliamento non ha essa stessa la facoltà di imporsi.
Perchè è la volontà delle persone che lascia affiorire il gusto e la decisione della scelta. Si può dire altre volte per converso che è la mancanza di volontà che le porta ad aderire ad alcune mode ed a prendere alcune decisioni.
Quindi vi era una forte e diffusa volontà che spingeva verso l'introduzione della lingua derivata dal volgare toscano, e debbo dire che io non sto criticando questa volontà, che probabilente era condivisa da molte persone dentro ai circoli letterari, ed aveva probabilmente ottimi propositi, sto criticando il fatto che l'assimiliazione della lingua Italiana al popolo Italiano sia fatta passare come qualcosa di spontaneo o anche solo di democratico, quando se così fosse stato non ci sarebbe voluto tanto tempo, e quando molte persone che avevano ad esempio problemi legali dovevano lasciare parlare studiosi di legge, che sapevano l'Italiano corretto che loro non sapevano.
Un'altra considerazione da fare è ad esempio quanto avvenne dopo, durante il fascismo. Il Fascismo fece della preservazione della lingua Italiana un impegno concreto, del resto era da poco tempo diffusa su scala nazionale la lingua, ed il fascismo volle consolidare l'importanza dell'Italiano multando tra l'altro chiunque cercasse di usare nomi esotici o stranieri, ad esempio nelle attività pubbliche. Questo per capire che in realtà la volontà popolare avrebbe potuto già da molti decenni essere molto più contaminata da Francesismi, Inglesismi, e termini di altre lingue, questo per capire quindi che la volontà popolare si è scontrata con la volontà istituzionale, come del resto avviene ancora oggi ma in maniera meno palese; ora le istituzioni non multano chi usa tremini stranieri, ma si premia chi conserva la lingua italiana e si cerca di non premiare chi nel linguaggio è troppo esterofilo. Quindici anni fa questo era meno presente soprattutto nei confronti dell'Inglese, perchè la volontà che segue la lingua inglese era molto potente. Ora c'è stato un ritorno alla difesa della lingua, io credo sia per un giusto orgoglio nazionale in vista della non rassicurante globalizzazione che non è chiaro poi come sarà gestita e secondo quali principi ed intenzioni, sia perchè l'attuale linguaggio usato dalle persone Inglesi è un pò brutto, almeno quello parlato.
Già Orwell faceva notare come la lingua inglese fosse molto dinamica e cambiasse significativamente nel giro di pochi anni. Oggi ciò è anche più vero, soltanto che pur essendo un ritmo di parlata più cerebrale e che io capisco (perchè se la tua mente viaggia a mille e tu parli ai due all'ora può risultare frustrante per chi non è abituato), diventa un pò troppo ostico per chi non segue il discorso, e risulta anche meno espressivo in termini emozionali.

Quindi, con tutto questo preambolo volevo soltanto dire che per quanto mi piaccia la lingua Italiana, non è che Dante fu un poeta così affascinanate da convincere la maggior parte del popolo d'Italia a parlare come parlava lui, stesso discorso per Boccaccio e Petrarca. Nemmeno i Fiorentini per quanto abbiano prodotto eccellenze indiscusse, hanno convinto direttamente la maggior parte degli Italiani a parlare in modo simile al loro in maniera spontanea, cio è accaduto perchè sono stati portati a farlo, altrimenti non si capisce perchè i dialetti sarebbero resistiti per tanto tempo pur non essendo lingua istituzionale; quindi ai fini di qualsiasi studio,  di rapporti di lavoro e con le istituzioni, inutile. 
  
Voglio precisare che però l'Italiano a me piace molto. Mi piace perchè è una lingua ricca di potenzialità.
Non sono sicuro ma credo che l'avere così tante forme verbali possa in determinati casi portare ad alcune ambiguità, ma se una persona vuole, può comunque essere precisa abbastanza da non permettere ambiguità, mentre con altre lingue non è possibile.
Penso all'Inglese dove ad esempio i sostantivi sono neutri. Ora il carattere sessuale, è presente, che piaccia o meno. C'è chi pensa sia più giusto pensare in maniera asessuale, perchè crede che i concetti più alti siano sia maschili sia femminili, e qua si aprirebbe una parentesi ampissima che passa da concetti di pura logica, attraverso idee Rosacrociane, le manie di Eliogabalo, quel Papa che prima di morire disse che Dio è anche donna fino ad arrivare a concetti angelici.
Ora, io sono sostanzialmente ignorante, ma da come sono cresciuto credo che questa differenza tra uomo e donna sia naturale, filogeneticamente parlando sensata, e anche da un punto di vista culturale porti ad una maggiore elaborazione e conoscenza del mondo, in maniera che chi si prende cura della vita dal suo concepimento e nei suoi primi anni dovrebbe avere un approccio della vita più mirato al dettaglio e alla sicurezza, mentre chi si occupa di portare avanti la specie, alcuni artefatti culturali, e sperimenti strade più incerte, sia più tranquillo nei confronti della morte e nel confrontarsi verso concetti più misteriosi e credo si possa quindi dire, pericolosi.
Ma al di là di tutto ciò, al di là di come qualcuno la possa pensare, rimane il fatto che il cazzo va all'infuori e la gnocca va all'indentro e questi sono caratteri materialmente riscontrabili, quindi un linguaggio che offre una descrizione in più, che discerne qualcosa in più, e che è più preciso, sarà un linguaggio con qualcosa in più di un'altro che questa possibilità non ce l'ha.
Sono certo che qualcuno che leggerà dirà che alcuni termini oltre ad essere superflui sono dannosi, così come ad esempio terminologie relative alla frenologia oppure legate alle razze umane, dato che adesso è in voga dire che dopo tutto le razze umane non esistono. Così per alcuni sarà in futuro dannoso che esistano termini femminili e maschili perchè non sarà utile ragionare in questo modo al pari del non essere utile dividere le razze umane in razze e sottocategorie. Per quanto neanche io ritenga sensato focalizzarsi sulle diversità razziali, posso solo argomentare che fino a quando avrà senso la differenza tra termini come fossa e montagna oppure tra acqua e contenitore, io riterrò che avrà senso la differenza tra uomo e donna. Qualora, e non so in quale modo o dimensione, questi termini dovessero perdere di significato, immagino che anche io perderei per lo più di significato.

L'Italiano è poi una lingua ricca di termini che ha assimilato da altre culture mantenendone rintracciabile l'etimologia e non soppiantando tutti i termini precedenti senza lasciare traccia del passato cosa che invece potrebbero avere fatto in maggiore misura altri idiomi come il tedesco.

Ma passiamo adesso a Dante, che secondo alcuni personaggi, divenuti famosi soprattutto al giorno d'oggi, farebbe parte di una setta di persone che si sono tramandate le conoscenze templari, e avesse conoscenze più esoteriche di quanto non si studi a scuola, anche queste trasmutate, passatemi il termine, da filoni massonici e rosacrociani.
Dante come poteva arrogarsi il diritto di sapere chi stava all'inferno, chi in paradiso e chi in purgatorio? E' davvero stato lui in questi luoghi? E se ciò fosse vero come mai la sua commedia si discosta dalla dottrina cattolica senza spiegare quale sarebbe la vera dottrina? Ha davvero usato un sistema simbologico nella stesura della commedia, accessibile ad iniziati?
Tutto ciò no mi è dato saperlo con certezza, ciò che so è che io posso valutare il testo in base a ciò che dice.
 -A quanto si può leggere, Dante manda Ulisse all'inferno, non tanto in quanto maestro d'inganni come l'Odissea lo dipinge, ma in quanto superbo a tal punto dal condurre verso l'ignoto, e quindi alla morte, i suoi compagni.
 - Mastro Adamo sta all'inferno per avere alterato la purezza del fiorino, ma è morto sul rogo, e poi mi sa che già c'era il corso forzoso solo che li stampava per i Guidi di Romena e non per Firenze.
- Dante chiama Satana Lucifero o Belzebù ma non mi è chiaro perchè Lucifero che vuol dire portatore di luce debba essere il capo dell'inferno nè perchè debba essere brutto e con tre teste
- Poi anche il resto della commedia è piena di contraddizioni, e non si capisce perchè ci sia anche un girone del purgatorio per l'eccessiva prodigalità.
L'unica cosa che davvero mi piace è la fine.

Sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.


  

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