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mercoledì 25 luglio 2007

RAZZE

Che davvero la razza umana discenda da un protozoo che si è evoluto in specie sempre più complesse come anfibi, rettili e mammiferi non possiamo saperlo, così come non possiamo sapere se è nato prima l'uovo o prima la gallina.
E' però certo che in natura esistano razze diverse e che esse si possano incrociare in determinati casi e dare vita a nuove razze.
E' facile parlare di leggi di selezione naturale quando si fa riferimento alle razze animali, magari estintesi in passato, un po' meno semplice è parlare di selezione naturale adesso, specialmente se si fa riferimento agli esseri umani dove ho già scritto in precedenza ciò che penso.
In questo paragrafo scriverò piuttosto delle differenze tra razze umane dal mio punto di vista.
Le razze umane sono differenti: ci sono razze che mettono in risalto certi aspetti e razze che ne fanno trasparire di più altri; ciò che conta è che siamo naturalmente diversi così come lo sono le persone tra di loro. Mi voglio sbilanciare; sicuramente ci sono razze più intelligenti ed evolute, dove per intelligenti ed evolute intendo abili nel ragionamento logico matematico e nel ricordare.
Se è vero che le razze esistono, sono anche consapevole del fatto che nel corso dei secoli abbiano subito continue modificazioni e rimescolamenti e che perciò una razza non è uno status a sé, ma una realtà da inquadrare in un determinato contesto, in una determinata epoca.
In altre parole, so che gli esseri umani che abitano nell'Africa sub-sahariana sono neri e in quel determinato modo, perché hanno sempre vissuto in quel luogo carente di acqua, afoso, bruciato dal sole, senza essere mai stati al centro degli scambi commerciali davvero importanti ed avendo avuto poche possibilità di incrociarsi con individui di razze simili. Della razza negra posso dire, senza cadere in ciò che chiamano ragionamento stereotipato, che si contraddistingue per avere una minore propensione al lavoro ed una minore precisione, soprattutto per ciò che riguarda il tempo; ha una pelle maggiormente spessa, una maggiore serenità nel vivere così come una maggiore resistenza al dolore ed alla fatica.
Questo discorso potrebbe fare di me un razzista; io non so se lo sono, quello che so è che considero tutti gli uomini degni di rispetto nella misura in cui se lo meritano (anzi a volte pecco di darne troppo a chi non lo meriterebbe).
Ho imparato anche a capire che molto spesso è stupido parlare di una vera e propria razza, ma ha più senso inquadrare una popolazione considerando la cultura che la contraddistingue.
L'Italia ad esempio è un miscuglio di razze provenienti da ogni parte del mediterraneo ed oltre: non ha senso parlare di razza italiana, sebbene una cultura italiana sia ben riconoscibile.
Nel corso degli anni ho imparato anche ad accettare che le persone si influenzano tra loro in modo così potente da creare uno stile di vita che nel tempo porta anche a modificazioni fisiche, come i tratti del viso. Altrimenti sarebbe difficile spiegarsi tutte le bresciane con l'ovale del viso corto,i modenesi con la testa quadra ed i pievesi con la faccia da comunisti...Scherzi a parte, so bene che il dibattito tra influenza sociale ed eredità genetica ha suscitato da sempre molti interrogativi.
Credo si parli di una cosa molto dinamica, poiché l'uomo specialmente nei primi anni di vita è veramente plastico ed influenzabile dall'ambiente, l'impronta genetica che egli ha è però sempre presente e spesso è proprio quella a dettare le sue scelte.
In altre parole, potrei provare a buttare dei numeri dicendo che in condizioni di vita normali ed a me contemporanee, l'uomo sia influenzato dal 40% dai suoi geni, dal 30% dalla famiglia e dal restante 30% dall'ambiente e che la cosa può essere fortemente variabile dal contesto che può arrivare a far risaltare al massimo le sue differenze genetiche così come le può annullare e riporre maggiore importanza in ciò che lo circonda.
Sono comunque parole vane, che lasciano il tempo che trovano: un bambino con la sindrome di Down sarà influenzato molto più dai suoi geni che dall'ambiente; un bambino abbandonato nella giungla dovrà far affidamento soprattuto alle sue capacità naturali, anche se nel caso in cui un orso gli desse una zampata in testa accopandolo, torneremmo ad avvalorare la tesi che ritiene l'ambiente circostante fondamentale! E' inoltre probabile che un uomo nato sotto ad un regime tipo quello di Pol Pot non potesse esprimere le sue potenzialità al meglio...
Morale della favola, credo che le razze umane esistano, dal momento che le persone sono sottoposte a vite differenti e vengono al mondo col patrimonio genetico delle vite dei loro differenti antenati. Perciò credo sia importante pensare alla razza di una persona per farsene un idea, così come sia necessario rispettare un uomo in quanto uomini. Credo anche che sia fuorviante pretendere di voler decidere in quale misura esatta una persona è influenzata dai geni e in quale dal suo vissuto personale poiché sono tutt'uno con quella persona.

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