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sabato 9 febbraio 2008

CARNEVALE

Martedì grasso è stato Martedì scorso. Secondo il calendario, il periodo di carnevale è finito ed è iniziato quello della quaresima del quale parlerò a giorni.
La mia città però (Chi legge questo blog avrà probabilmente già capito quale è)continua a festeggiarlo imperterrita fino alla fine di questo mese.
La cosa non mi disturba affatto perchè ne faccio parte, anche se capisco che è come andare contro ad una tradizione importante. Questo post vuole comunque essere più un elogio al carnevale piuttosto che una considerazione su ciò che è la tradizione Cristiana o quello che è diventato in maggior misura una iniziativa imprenditoriale delle città.
Anche se si potrebbe fare rislire questa festa alle Dionisie Greche, od ai Saturnali Romani, sappiamo che il carnevale come lo intendiamo adesso è direttamente connesso alla tradizione cristiana: in questo periodo antecedente la quaresima era lecito mangiare carne (per l'appunto carnem levare) e la chiesa assieme alle autorità concedeva una specie di svago per la popolazione, popolazione che solitamente si divertiva con eccessi di ingordigia, balli, burle anche ai danni dei personaggi più importanti ed altri peccati carnali.
Il carnevale era una festa quindi catartica, che ricordava alcuni riti pagani, ma fisiologica per il mantenimento dell'armonia tra la popolazione.
Volendo approfondire, vediamo come l'elemento che più caratterizzi il carnevale sia sicuramente la "maschera" sul quale antropologici e sociologici si sono pronunciati innumerevoli volte.
E' attraverso la maschera che le identità si spersonazlizzano ed aumenta la perdita d'inibizione, è questo il punto chiave del carnevale come lo conosciamo oggi: le persone non sono più viste come quelle di sempre, le regole vengono ribaltate e la vergogna di essere troppo grasso o troppo magro, brutto o basso, simpatico od antipatico, viene spesso annullata da questa ondata generale di follia dove quello che importa è divertirsi e lasciarsi andare al divertimento. Il carnevale è come una specie di dimensione a sè dove tutto può cambiare, sempre che ci lasci trasportare dalla festa, dall'ebrezza dell'acool, e ce ne si freghi degli altri. Qualcuno potrà obbiettare su ciò che ho scritto dicendo che in realtà il carnevale è oramai soltanto un residuo di quello che era una volta e che le persone di oggi non si trasformano affatto a carnevale, ma piuttosto si limitano ad avere un costume spiritoso od a lasciare divertire i bambini.
Questo è vero ed è anche un atteggiamento maturo. Vogliamo però davvero essere sempre e comunque maturi? A voi la risposta.

3 commenti:

fax ha detto...

Ma perchè "dall'ebbrezza dell'alcool"? Che cacchio ha sto alcool? Serve solo ad una cosa: rincoglionire prima. Per quanto riguarda il carnevale è una festa nella quale la maggior parte delle persone cambiano maschera, in realtà il carnevale non finisce mai, nel resto dell'anno è vissuto come una rottura di palle, durante "il carnevale" si da alla vita un senso di festa. (sempre per la maggior parte delle persone, non per me)

Arthur ha detto...

L'acool innalza l'animo e crea il clima. Apprezzo comunque chi sceglie di divertirsi senza bere.

Lieve ha detto...

Rispondendo alla domanda che lanci in fondo al post...Io no o.0
Ben venga il carnevale, se possibile anche più di una volta l'anno :P
E ben venga anche una bottiglia di vino, una volta ogni tanto, ma non troppo ;)