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venerdì 2 novembre 2007

INDULGENZE

Oggi mi sembra il giorno giusto per trattare questo argomento.
L'indulgenza è uno dei principi cardine del Cattolicesimo, la redenzione ed il perdono sono le prerogative che rendono dinamica questa religione, è il concetto per il quale l'uomo Cattolico non viene segnato in eterno per gli errori della vita quotidiana, ma si evolve imparando dai propri errori.
Anche questa volta, mi sto avvalendo di Wikipedia per scrivere il post, controllo però la veridicità con la Bibbia stessa, la Treccani (la mia seconda Bibbia) ed altri siti che citerò nel qual caso fossi costretto a ricopiare.
Inizio col dire che l'indulto non è una novità di Mastella: già nell'Antico Testamento l'indulgenza veniva ampiamente trattata: Sappiamo che gli Ebrei infatti ogni 7 giorni si riposavano, ogni sette anni si rilassavano e pareggiavano i conti con un anno sabbatico mentre ogni 49/50 anni (sette per sette) praticavano l'anno giubilare dove nessuno lavorava, si mangiava la roba che veniva spontanea nei campi, si liberavano gli schiavi, si condonavano i debiti (mi immagino i debitori che si nascondevano per far passare quella data) ed ognuno se ne tornava alla sua abitazione originaria.
Attualmente nello stato di Israele si usa ancora festeggiare in parte l'anno sabbatico, ma non quello giubilare: non credo che gli Ebrei siano propensi a smettere di lavorare per un anno ed eliminare tutti i debiti.
Per quanto riguarda i Cristiani cattolici la questione dell'indulgenza è molto più complessa: vi è una vera e propria dottrina delle indulgenze che viene tuttora studiata ed affiancata al diritto canonico, io proverò a scrivere il concetto brevemente, rimando perciò a chi ne volesse sapere di più a testi maggiormente accurati di questo umile post come il “manuale delle indulgenze, norme e Confessioni” edito dalla libreria Vaticana.
Partiamo dall'inizio: Dio discese dal cielo per la nostra salvezza si incarnò nel seno della Vergine Maria, spiegò alla gente come bisognava vivere per fare bene, poi siccome stava antipatico a troppi ed era il suo destino, venne crocifisso.
E' chiaro che Gesù, essendo anche Dio, ed avendo in pratica scritto lui le leggi degli Ebrei poteva anche permettersi di dire cos'era giusto e cosa era sbagliato, così come poteva rimettere i peccati alle persone che erano pentite alla faccia dei farisei.
Ora, sappiamo che l'esistenza della chiesa cattolica è legittimata da Gesù Cristo quando Parla con Pietro (nome che in aramaico si scriverebbe uguale a come si scriverebbe pietra) e dice “tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia chiesa”
Così, da quel momento, la Chiesa dei Cristiani ha operato più o meno bene in nome di Cristo.
Per i Cristiani praticanti, ci sono cose che si possono e cose che non si possono fare. Per i primi Cristiani le uniche cose assolutamente vietate erano rinnegare la propria fede, commettere adulterio perché era contro il concetto sacro di famiglia ed uccidere qualcuno: chi lo faceva veniva ripudiato da tutti. Per i Cristiani attuali i peccati si possono desumere un po' dall'antico testamento, un po' dai vangeli, un po' da se stessi e soprattuto da quello che dice la chiesa, che per un Cattolico è quella che ha l'ultima parola ed in definitiva il punto di riferimento che fornisce le indicazioni più importanti.
In linea di massima, le cose che non si possono fare sono scritte nei dieci comandamenti e nei vangeli, poi ci sono tante precisazioni come ad esempio quelle scritte da Tomaso d'Aquino e le attualizzazioni operate dagli stessi Papi. A volte i problemi di etica morale sono abbastanza complessi e le interpretazioni non sono sempre univoche. Diciamo però che il principio primo sarebbe sempre quello di “amare il prossimo tuo come te stesso” che personalmente ritengo di gran lunga più sensato di “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Detto questo possiamo affrontare il discorso sulle indulgenze: quando un Cristiano perde la retta via (che dovrebbe essere quella indicatagli da Cristo) e pecca, fortunatamente non viene espulso dalla religione ma ha la facoltà di chiedere scusa a Dio. Per fare ciò secondo la dottrina cristiana corrente deve recarsi da un sacerdote che in quel momento esercita la funzione di tramite tra lui e Dio e confessare i propri peccati: se il pentimento è puro, il sacerdote gli perdonerà i peccati ed egli sarà di nuovo ammesso alla comunione del corpo di Cristo. Per ottenere l'indulgenza plenaria sarebbe perciò necessario fare la confessione, pregare come penitenza, in seguito andare a messa e fare la comunione; infine si dovrebbe dire un rosario o leggere le sacre scritture per mezz'ora. Dopo aver fatto confessione ed aver ricevuto l'eucarestia ci sono altri modi per ottenere l'indulgenza plenaria, come andare in pellegrinaggio od il pio esercizio della Via Crucis. Siccome non sono un Teologo e non voglio che mi si accusi di eresie gli altri casi andateveli a vedere voi.
Di per certo so che la vendita delle indulgenze non è più in uso da circa cinque secoli e che questa faccenda fu una delle cause dello scisma protestante.
Dato che oggi è il giorno dei morti, ricordo che secondo le disposizioni del Papa, dall'uno fino all'otto novembre chi reciti all'interno di un cimitero o di una chiesa un Padre nostro ed un Credo e partecipi ai sacramenti della confessione, eucarestia e comunione, può chiedere l'indulgenza plenaria per un suo defunto, che sconterebbe il suo periodo di purgatorio.

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